mercoledì 10 dicembre 2008

Momenti di disperazione estrema

[Questo ve lo offro così come lo ho pescato dal backup. Vi prego di notare la data... (-: ]
[PS: sì, a quel tempo ancora non specularizzavo gli emoticon (((-: ]

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From : Grizzly 99:391/2 15 Aug 96 22:11:34
To : All
Subj : Momenti di disperazione estrema
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5hA\_0///, All!

(Questo e' per voi, ve lo dedico, andate a fanculo! :-)
(Ah, e' finzione, non cronaca!)

Non avevo ancora visto nulla.
Ancora non mi ero reso conto di dove si era caduti in basso.
Ancora speravo che non si potesse essere cosi' violenti.
Ma fui costretto a ricredermi, era ormai ovvio, quasi necessario.

Osservai il panorama tremolante, l'afa di inizio agosto si faceva sentire nella maniera peggiore, e non mi stupivo di vedere intorno a me incendi vari, piu' o meno dolosi; ma sorvoliamo: non e' di questo che voglio parlare.
L'ambulanza era ancora ferma a lato della provinciale, i due paramedici stavano spostando, lentamente, la piccola dalla barella a cucchiaio sulla lettiga.
Dietro di me, al "Bar del Vagabondo", unica forma di vita prima di almeno dieci kilometri sulla provinciale, era gremito di gente.
Curiosi, camperisti che andavano in vacanza e si erano fermati per pranzo, nonche' alcuni ragazzi, colleghi della stessa rete informatica.
L'ambulanza parti' sgommando, seguita a ruota dalla gazzella dei carabinieri che l'aveva quasi accompagnata li. Per la calda atmosfera si diffuse il roco suono modulato delle due sirene.
Tutti erano silenziosi.
Quando l'ambulanza inizio' ad allontanarsi, ed il suono della sirena comincio' a giungermi piu' debole, iniziai a ripensare a quello che era successo solo pochi minuti prima.
Eravamo li, io, Eric Draven!, Gabriele, Priscilla, Bad Professor.
Stavamo discutendo di organizzare un contest.
Li, gia', nel locale... vicino alla finestra. Potemmo "goderci" appieno lo spettacolo...
Sull'altro lato della strada aveva appena parcheggiato una Passat Station Wagon, e ne erano usciti un uomo, una donna ed una bambina che non avra' avuto piu' di dodici anni.
Avevo appena alzato lo sguardo dal posacenere, dove avevo lasciato mezza North Pole (Eh si, il fumo comincia a rompermi le scatole...), e solo per caso avevo guardato in direzione di quelle tre persone, sulla linea del panorama.
Notai che la donna diceva qualcosa alla piccola, ma non riuscii a capire cosa.
Poi l'uomo attraverso' la strada e si avvicino' alla porta del locale, mentre la donna, ancora vicino alla macchina, alzava qualcosa che attivava l'antifurto.
La piccola aveva appena cominciato ad attraversare quei sei o sette metri che la separavano dalla porta del locale.
Fu un attimo.
Me ne accorsi solo all'ultimo momento, come tutti del resto.
Un pirata. Con uno Sport Coupe' rosso non ben identificato.
Credo andasse quasi a 300.
Priscilla si accorse che guardavo fuori, e diede un'occhiata anche lei.
Quel colpo, terribile.
Uno schianto cosi' (So gia' che lo ricordero' a lungo) spero di non sentirlo piu' in vita mia.
Del sangue schizzo' sulla vetrina, Priscilla urlo', Bad Professor fece un sobbalzo e interruppe quello che diceva a Gabriele.
Vidi il corpicino sbalzato ad oltre venti metri in avanti, come una bambola lanciata via.
Mi catapultai fuori, seguito da altri.
Una ragazza, che era appena scesa dal motorino, guardo' il corpo martoriato per pochi secondi, poi svenne.
Un ragazzo che era dietro di me si occupo' di lei, mentre io mi avvicinavo di corsa.
Non giunsi che a due o tre metri dalla piccola, riversa a terra a faccia in giu, circondata dal sangue.
Aveva una frattura con l'osso esposto alla gamba sinistra, perdeva sangue copiosamente.
Sentii una fitta al cuore e un conato allo stomaco, contemporaneamente.
Urlai. Urlai la mia disperazione, la mia paura, tutti i miei sentimenti.
Mi girai in tempo per vedere Priscilla che correva verso l'unico telefono pubblico fuori dal locale, afferrava la cornetta e componeva un numero rapidamente.
Guardai di nuovo la piccola; questa volta sentii il cuore che mi si fermava: respirava. A fatica, pero' respirava.
Mi girai in direzione di Priscilla, e con tutte le mie forze le gridai: "E' VIVA!! E' ANCORA VIVA! PRESTO!"
Mi tuffai sul corpicino, afferrai la coscia sinistra e cominciai a comprimere con forza sotto l'inguine; subito l'emorraggia scemo'.
Apparve una persona, non capii se dal nulla o dal locale o da dove altro, ma poi, piu' tardi, vidi che era un autista che giungeva dal senso opposto; apparve e mi disse: "Sono un medico, tranquillo, ti aiutero'. Continua cosi', e non lasciare la presa finche' non arriva l'ambulanza."
Da li' in poi ricordo solo flash, della madre che, sotto shock, entra in una gazzella dei carabinieri, di un altro milite che parla con alcuni testimoni, di quando un ragazzo con la camicia rossa legava un laccio emostatico sulla caviglia della piccola e mi passava a forza uno dei due spezzoni della barella a cucchiaio.

Il padre era rimasto fermo, di fronte alla porta del locale, incredulo, inespressivo, silenzioso. Fino alla fine. Fino alla partenza dell'ambulanza.
Si avvicino' lentamente. Mi guardo', sempre inespressivo, e poi cadde in ginocchio, penso perche' le gambe non lo sostenevano piu'.
Lo aiutai ad alzarsi, lo accompagnai alla macchina, raccolsi da terra la chiave, caduta dalle mani della moglie nel momento... nel momento del... beh mi
avete capito.
Aiutai a salire l'uomo sul sedile posteriore, pensavo che stare un po' disteso gli avrebbe fatto bene; poi mi misi alla guida dell'auto, urlai a Gabriele: "Vado in ospedale, raggiungetemi li'..."
Puntai quindi verso l'ospedale; l'atmosfera che si respirava era di alta tensione, cercai di non farci caso, ma non fu facile.
Sentivo che non ero io a guidare, era un pezzo di legno.
Non appena giunsi in ospedale, dopo aver parcheggiato sotto il pronto soccorso, mi girai verso il sedile posteriore, per avvertire l'uomo che eravamo
arrivati.
Non feci in tempo a scendere dall'auto, che venimmo subito circondati da una serie di agenti di polizia, a mitra e pistole spianate, tutti urlanti di non
muoverci.
Guardai gli agenti, e dissi: "C'e' un errore, cosa diav..."
Uno di essi spalanco' lo sportello del lato di guida, mi afferro' e mi tiro' fuori dall'auto, spingendomi all'indietro, dove un collega mi ammanetto' e mi
spinse, schiena in basso, verso il posto di polizia.
Rimasi seduto su una sedia, ammanettato, mentre un agente osservava interessato la mia patente, soffermandosi sul tesserino del gruppo sanguigno, che tenevo all'interno della plastica del documento.
Passarono circa 15/20 minuti, poi giunsero Priscilla, Bad Professor e Gabriele; Priscilla chiamo' l'agente fuori, poi sentii che parlavano di qualcosa, per nemmeno un minuto, quando l'agente, sorridente, rientrava.
Togliendomi le manette, mi disse: "Sono spiacente, pensavamo che lei fosse un complice..."
Complice?
Complice.
Complice... questa parola risuono in me come un pugno sulla cassa di una chitarra.
"Come complice? Complice di cosa?"
"Dei rapitori..."
Priscilla mi spiego' che era venuta a sapere che la piccola coinvolta nell'incidente era stata rapita da pochi giorni ad una ricca famiglia dell'entroterra.
"C'era persino una foto vicino alla porta del bar.", mi fece notare.
Sgranai gli occhi, e lei annui'.
E io che cercavo di rendermi utile. Ma si puo' essere piu' co%%ioni? Cerco di rendermi utile e che ne ottengo? Ma porco dio!

Andammo via dall'ospedale e raggiungemmo casa di Priscilla.
Sotto, Cozak ci aspettava, poggiato al suo rosso coupe' sportivo: ha sempre amato la velocita'. Peccato per quell'ammaccatura sul davanti...

(_:/&!z2\_-(
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* Origin: "... restammo cosi' a lungo." (Grizzly - INDIANI.STR) (99:391/8)

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