lunedì 18 ottobre 2010

Un orsacchiotto mi protegge, IX

Sera. Siamo un gruppo di amici, sul balcone dello studio di casa mia.
Il gruppo di amici è molto eterogeneo (oddio, in realtà ci sono molte persone, compresa mia madre, ma a parte lei so di conoscere tutti gli altri, ma nessuno di essi è uno dei miei amici "classici". Tuttavia è presente un ragazzo basso che ho già visto altre volte: in altri sogni. Appena mi giro verso di lui durante la discussione mi fa l'occhiolino e con un gesto molto leggero si indica la mano destra. Guardo la mia mano destra, e mancano anello ed orologio: alle solite... Uno sguardo d'intesa e lascio che la discussione scorra. Da quel momento sulla sedia del ragazzo basso, io vedo solo Lucky, pacioso, che ascolta con interesse tutta la discussione.
Stiamo parlando di una storia. Non so bene se sia un film, o un fatto reale del periodo della guerra, sta di fatto che mentre parliamo di questa storia, davanti ai miei occhi scorre la ricostruzione di questa storia come se fosse un film. Fisicamente un film, dato che vedo come personaggi principali della vicenda Massimo Troisi e un attrice italiana che ha il volto molto noto ma della quale proprio non mi viene il nome.
La vicenda è questa: si parla di un paesino da difendere durante gli attacchi tedeschi. Questo paesino, di qualche striminzita provincia siciliana, è famoso per la presenza di alcuni cannoni molto precisi e micidiali.
L'attrice si presenta in paese, di notte, dicendo d'essere un'esperta in bocche da fuoco, mandata da un gruppo di partigiani per cercare di sostenere la difesa del paesino in prossimità di una possibile liberazione dall'invasore tedesco. Troisi (in realtà nel sogno costui ha un altro nome, ma non me lo ricordo), invece è venuto la stessa notte portandosi da solo quattro compatte bocche da fuoco, e i due si sono incontrati in campagna vicino alle mura fortificate. La ragazza spiega il motivo per cui è lì, ma chiede al giovane per quale motivo stia faticando tutta la nottata trascinandosi quei compatti cannoni da almeno una quarantina di chili l'uno, per tutta la campagna notturna.
La risposta di Troisi lascia senza parole: il paese non ha mai avuto nessun cannone a baluardo di difesa. Le immagini rubate dalle spie tedesche durante le notti d'estate sono state di... tronchi d'albero cavi dipinti di scuro e posizionati come cannoni lungo le mura fortificate fuori città. Era una manovra psicologica, ma ora che il pericolo si fa reale, lentamente sono stati fatti arrivare dei pezzi d'artiglieria in bronzo e ferro, compatti ma funzionali.
La scena continua: i due si sono incontrati di notte, ma in realtà non è proprio notte inoltrata (saranno appena le 22, forse le 22:30) per cui i due dopo aver lasciato i cannoni e fatto amicizia, prima di cominciare a montarli, per superare il freddo della sera vanno nella vicina osteria e si fanno lasciare una fiaschetta di vino. La scena successiva vede Troisi che guarda la ragazza mentre posiziona uno dei cannoni lungo la base di un muro come se pesasse un grammo (ma per mezzo di un sistema di corde e contrappesi sapientemente ben fatto, a piena dimostrazione che non solo sa il fatto suo, ma soprattutto che effettivamente è l'esperta di armi che dice d'essere).
Troisi a questo punto l'avverte, con la voce vagamente impastata dall'alcol, che non è sicuro della funzionalità di quei pezzi d'artiglieria: -Il sindaco li ha fatti venire da Messina, e dopo ha ordinato i proiettili, ma al momento non si ricorda manco se c'è una corrispondenza della... oddio... dimensione dell'interno.
Il giovane barcolla un po' mentre la ragazza solleva la fiaschetta e si ingola una robusta dose di vino, prima di rispondere con la voce ancora più impastata: -Il calibro, eh? E allora lo proviamo.
Vedo l'immagine di un piccolo cannone inquadrato dall'alto; un affare a retrocarica di un calibro ampiamente fuori-standard che appare come una sorta di 65mm di bocca per 1500mm di lunghezza volta-culatta.
La giovane inserisce perfettamente nell'imboccatura un affare di metallo colorato di rosso che appare come la via di mezzo fra un proiettile da caccia cal 12 troppo cresciuto e un bossolo da carro armato molto più corto. Si tratta di un monoblocco di metallo (direi: ottone) dipinto di rossiccio minio. Sembra terminare senza la palla, ma quando lo inserisce lo piega verso il basso evidenziando un cilindro a ogiva ficcato dentro la punta del proiettile per farlo a raso con il margine (forse per permettere un più agevole trasporto?) e il colpo si appaia perfettamente alla canna.
L'impressione è che sia per un'arma automatica, ma poi i due danno fondo alla fiaschetta e quindi la ragazza chiude la culatta (è piegata in basso sul cannone, e sembra sostenuta da delle corde) e ci ficca una miccia a lenta combustione.
Troisi la guarda con preoccupazione, e questa accende un fiammifero contro la culatta e ci si butta sulla miccia, che comincia a bruciare malamente.
Si sentono voci tedesche in lontananza, e la giovane mentre la miccia sta bruciando prende il cannone con le mani e, sfruttando il sistema di contrappesi, lo gira in direzione della strada, sulla sinistra e in basso, poi si allontana per raggiungere Troisi e urla: -Tappati le orecchie!
In una scena grottesca vedo il giovane, appoggiato a delle botti di una specie di polveriera, che guarda con soggezione il cannone a una decina di metri avanti a sé, si infila le dita nelle orecchie e, improvvisamente, con una strana sensazione si toglie l'indice destro e lo guarda, poi lo striscia sul coperchio della botticella che ha davanti a sé (quella su cui teneva la mano appoggiata) e lo guarda strabuzzando gli occhi: -Ehi! Ma questa non è polvere da sparo: è polvere d'oro! Ma che diavolo sta succedendo?
La scena ritorna sul balcone, sulla sedia davanti a me appare mio padre, che a quanto pare sino a quel momento è rimasto ad ascoltare la ricostruzione (un po' da parte di tutti) in silenzio, ma che ora all'improvviso con molta convinzione e molta maleducazione comincia a criticare tutti quanti dicendo che nessuno dei fatti raccontati è vero.
Tutti (meno me e Lucky) sembrano rassegnati. Mia madre non c'è (credo sia entrata in casa), ma io improvvisamente mi prendo la situazione di petto: -Piantala!
Mio padre mi guarda con rammarico: -Guarda che non ti devi permettere di interromperm....
Lucky mi passa il maniglione per aprire la tenda del balcone, che punto contro mio padre con stizza praticamente davanti all'occhio destro: -Sei tu che sta interrompendo il mio sogno, e se non sparisci facciamo l'esperimento di vedere se riesco a spaccarti la testa, o se sei impalpabile come un fantasma. Sono io che sto sognando, e non mi pare di averti invitato, sai?
Mi guarda con preoccupazione, allunga una mano per allontanarsi il maniglione dalla faccia, ma subito io annuncio: -Non ci riuscirai neanche volendo: non puoi toccarlo.
Mi sarei aspettato una scena di attraversamento del metallo come un fantasma, invece mio padre ritira indietro la mano come se tenessi un pungolo ad altissima tensione elettrica. Mi giro verso Lucky con espressione interrogativa, ma lui mi rassicura: -Tranquillo, non è manco uno spirito maligno... a malapena sarà un fondo di ricordo di qualcosa.
Quando mi giro di nuovo in direzione opposta, sto tenendo il maniglione puntato a una sedia vuota.
Sbuffo in un sorriso, poi poso quell'affare e annuncio ai ragazzi: -Ok. E ora: che ne dite di una partitina a carte?
Voci di approvazione, ma in mezzo a queste Lucky che zompetta sul tavolo e mi si avvicina: -Sarebbe bello, ma...
Lo interrompo: -Lo so, lo so... cavoli è già ora di svegliarsi, eh? Va bene, va bene...
Gli afferro la testa e gliela arruffo energicamente, poi chiudo gli occhi e mi ritrovo sul letto. La proiezione dell'ora segna 4:57.
Ma sì: aveva ragione Lucky: ieri sera la cena cinese era buona, ma i tre tazzotti di sake caldo ingurgitati coll'antico metodo dei monaci shinto o della yakuza  [no, non ve lo spiego, chiedete al vostro amico nipponico di fiducia ((-: ] mi hanno fatto veramente costruire qualcosa di assurdo...
... però quella della spranga di ferro è stato, a parer mio, veramente geniale! ((-:

1 commenti:

bison ha detto...

Salute! Kampai!