Gefrano. Un paesino di montagna sul fondo di una piccola vallata circondata di montagne. Una sola strada che, attraverso una lunga galleria, porta in città [l'idea che mi sono fatto (sapete come sono i sogni, no?) è che si trovi nell'hinterland pavese, peraltro proprio a un tiro di schioppo dal capoluogo. Il classico agglomerato di casupole in una specie di periferia estremamente scostata, punto ideale per operai e impiegati in pensione che cercano solo un luogo tranquillo in cui curare l'orticello e giocare a bocce o a carte nel bar locale]. Casetta di montagna: piccola, accogliente, unifamiliare ma ricca di ogni comfort.
Salotto.
Una televisione accesa, su un canale locale. Passa uno spot pubblicitario, con degli sportivi in casacca da gioco che corrono per una cittadina, in mezzo ai palazzi. Ogni tanto qualcuno inforca un portone d'ingresso e si eclissa, mentre il claim recita: "Caldaie a gas metano e allaccio in tutti i luoghi: palazzi antichi, condomini, villette unifamiliari: PROPONETECI LA VOSTRA SFIDA!"
Mentre il claim si conclude, appaiono cucine a gas e caldaie ritagliate in ogni spazio di case signorili di fine settecento, inserite nell'arredamento con le stesse sensazioni che avrebbe dato un quadro antico.
La signora spegne la televisione, ed esce di casa.
Quando ritorna, diverse ore dopo, il sole è tramontato, l'ora di cena si avvicina e il marito, seduto su una poltrona vicino al camino, sta leggendo con calma e relax un libro.
-Ciao, cara. Hai preso appuntamento con l'idraulico, alla fine?
-Molto meglio.
Dicendo queste due criptiche parole, tirò fuori dalla borsa una carpetta bianca con il marchio di una società del mercato libero dell'energia.
L'uomo strabuzzò gli occhi: -Ma... Marta, che significa?
-Ho ordinato una caldaia a gas metano. Verranno in settimana a fare l'allaccio: mi hanno detto che non c'è nessun problema!
-L'allaccio? Ma... ma come avrebbero intenzione di fare?
La signora è convintissima di quello che ha fatto scendendo in città: -Non c'è nessun problema: ci portano il gas tranquillamente fin dentro casa!
-Il gas? Quale gas? Marta qui a Gefrano non c'è la rete del metano, cavoli!
Il problema della mancanza del gas nella frazione, diventa il minore. Quello più importante si visualizza pochi giorni dopo, quando la finanziaria che ha avviato la pratica per l'acquisto della caldaia chiede e pretende il pagamento delle rate. Tutto per l'acquisto di una caldaia che, tra l'altro, non può neppure essere convertita per funzionare a GPL, mentre la società che si occupa della distribuzione del metano e dell'installazione delle caldaie (ah, il mercato libero!) rifiuta di onorare l'accordo con un laconico "la vostra richiesta di allaccio è andata in KO".
Passano alcuni mesi. Alcuni mesi durante i quali la famiglia si trova a dover sbattere contro il muro di gomma della società del gas, contro quello della finanziaria, contro quello, infine, di non poter manco dichiarare risoluto il contratto perché la società chiede una pesantissima penale in caso di recesso senza allaccio.
Poi intervengono i giornali, e la famiglia viene contattata da un avvocato di un movimento nazionale consumatori che offre gratuitamente il suo patrocinio in questo caso, riuscendo a trascinare in tribunale le società coinvolte (anzi no, la società coinvolta, perché la finanziaria, non appena arriva il primo avviso di atti giudiziari dichiara concluso il finanziamento e rilascia immediatamente abbondante ed esaustiva liberatoria).
In tribunale, il giudice di pace determina delle cose inquietanti.
Anzitutto il contratto stipulato fra la famiglia e la società è assolutamente privo di qualsivoglia valenza per una serie impressionante di clausole palesemente vessatorie, compreso il prevedere una penale da parte dell'utente in caso di recesso anticipato, ma non trattando in nessun caso l'impossibilità della controparte a dar seguito al contratto per mancato o impossibile allaccio.
In solo due udienze (la prima rinviata per consentire alla società di produrre della documentazione aggiuntiva), la società viene condannata senza pietà al pagamento di una cospicua multa, oltre a dover risarcire tutti i danni morali e materali alla famiglia con una cifra contente diversi zeri.
Come secondo punto, moltissimi abitanti dei paesi limitrofi segnalano all'Autorità per le Garanzie sulla Concorrenza e il Mercato lo spot pubblicitario che riempie i canali televisivi locali del circondario, il quale viene immediatamente sospeso e sanzionato perché palesemente ingannevole.
Altre situazioni, lentamente, vengono a galla, e decine di casi del tutto simili a quelli della famigliola di Gefrano diventano di dominio pubblico, gettando se possibile ancora più fango sull'immagine della società, portandola lentamente sull'orlo del tracollo...
Suona la sveglia. Sono le cinque e dieci di mattina. Arruffo la testa a Philippe: -Cos'era? Il sogno di uno che non fa altro che sbattere la testa contro le ingiustizie fino a coinvolgere le unioni consumatori?
Però mi sono divertito. E voi no?
Il luogo (e lo spazio) dei più pesanti, discutibili e profondi deliri di Grizzly: alcuni di essi potrebbero urtare la sensibilità di chi legge, pertanto le Pagine Oscure sono in secondo piano.
Comunque, come sul Diario di Viaggio sarete ospiti ben graditi.
Pagine importanti
mercoledì 26 gennaio 2011
lunedì 24 gennaio 2011
The bug and the bank
Il signor Frank M. Valletto entrò nel suo ufficio di mattina presto, per respirare ancora il residuo odore della nuova pittura murale.
Direttore di filiale da solo un giorno: un gran risultato per un uomo che in banca c'era entrato una decina di anni prima facendo la gavetta con l'inizio dalla cassa.
Un gran risultato, indubbiamente. E questo nuovo sistema informatico installato da appena una settimana aveva reso l'efficienza della rete bancaria ancora più affidabile: tutte le filiali collegate con la sede in tempo reale, e controlli duplici su ogni singola transazione.
Quel lunedì passò come era normale, senza alcun problema, e alla chiusura alle 17 l'italo-americano Valletto tornò nella sua villa patronale poco fuori New York.
I problemi cominciarono il martedì mattina, quando tutti i terminali della filiale semplicemente non volevano aprirsi, con un laconico "Errore 219".
La mattina andava male, e fino alle 10:30 non si riusciva a venirne a capo, nonostante l'immediato intervento di un team tecnico altamente specializzato, ci vollero diversi reset, ripristini e recovery di km e km di nastri di backup per cercare di venirne a capo, ma almeno il geniale direttore Valletto verso le 9 di quella stessa mattina, vista la folla non indifferente di gente che premeva agli sportelli, aveva deciso intanto di operare manualmente e telefonicamente: certo, le cose non andavano ad una velocità decente, ma potevano funzionare.
Le operazioni in contanti erano però limitate, perché la cassaforte temporizzata, collegata anch'essa al sistema elettronico, non voleva saperne di aprirsi...
Finalmente verso le 11:30 il sistema si piegò al volere del team tecnico e, con molta lentezza, decise di collaborare e anche la cassaforte decise di aprirsi.
Il mercoledì andrò peggio.
Dopo aver trovato il medesimo difetto del giorno prima, i tecnici tentarono subito la strada avviata il giorno precedente, ma dopo qualche istante di sblocco, il sistema tornava ad essere caparbiamente congelato. Fu un giorno inutile, e costò non soltanto molte lamentele da parte di tutti i clienti, ma anche la perdita di qualcuno.
Al termine di una giornata non facile, il team tecnico aveva identificato il baco nella procedura del database dipendenti, ma non erano venuti a capo del motivo per cui la procedura si incartasse non appena andava a leggere l'elenco dei nomi, ove peraltro non apparivano errori di inserimento o codice sql malevolo iniettato in giro.
Ma pur non avendo in mente il motivo di questo blocco, il giovedì mattina il sistema era stato ripristinato usando la forza bruta: l'agenzia doveva saltare il controllo del database dipendenti, e grazie a questa forzatura la giornata andò avanti tranquilla e il povero Valletto riuscì a riprendere fiato.
La catastrofe, però, era dietro l'angolo. E venne venerdì mattina sulla scrivania del direttore, sotto forma di una bella lettera in procedura automatica: licenziamento in tronco del direttore Frank M. Valletto per "violazione della procedura 219".
Frank andò su tutte le furie e passò il tempo a farsi rimpallare fra i vari uffici dell'amministrazione, ove praticamente tutti i consiglieri cascavano dalle nuvole, e alla disperata ricerca del segretario che aveva firmato la lettera di licenziamento.
Ma neanche trovare quel segretario servì a molto: aveva firmato la lettera perché era giunta con la normale procedura interna postale, assieme a decine di altre comunicazioni, per cui si era attenuto semplicemente alla procedura di portare alla firma del presidente tutti gli incartamenti della giornata, e quindi aveva inviato per posta tutto quanto.
Quella mattina, nel frattempo, finalmente uno dei tecnici del team venne a capo di quella oscura "direttiva 219": significa "Bisogna imparare con l'esperienza".
Il punto è che attenendosi a questo regolamento interno del team di programmazione del sistema, un programmatore con seri problemi aveva realizzato nella procedura di controllo dei nominativi di clienti e dipendenti una blacklist basata su determinati nomi. Fra cui "Mussolini", ossia il secondo nome dell'attuale direttore di filiale Frank Mussolini Valletto. La scheda di Valletto era stata caricata il martedì, quando il sistema era già stato avviato, e per questo non c'erano stati problemi. Viceversa il mercoledì il sistema non si era voluto avviare fino a venirne convinto con la forza dai tecnici, e il giovedì addirittura praticando la regola di imparare dall'esperienza, aveva bloccato anche le procedure usuali di sblocco manuale.
La situazione non era semplice, e il direttore si sentì discriminato palesemente e trascinò in causa il CdA della banca.
Durante il processo si determinò che la lettera di licenziamento era palesemente non valida, perché non esisteva una specifica richiesta da parte del CdA, bensì era stata emessa automaticamente dal computer, e nessuno si era preoccupato di visionarla, limitandosi a porre le firme e i contrassegni necessari per validarla. La cosa inquietante che si scoprì dopo pochi giorni dall'inizio del processo fu che invece molte delle persone coinvolte nella lettera non si fossero poste alcun dubbio sull'operato dei colleghi nell'emettere un licenziamento in tronco, supponendo che si trattasse di una giusta sanzione disciplinare nei confronti di Frank Mussolini Valletto, perché la filiale era rimasta chiusa due giorni di fila, e diversi clienti avevano chiuso i loro conti correnti e le loro linee di credito. Nessuno si era posto il problema che, nonostante la rigida e severa procedura interna, non fosse stata convocata alcuna assemblea dei membri per deliberare su un argomento tanto scottante.
Mesi dopo, il processo si conclude, e con esso il gigantesco tracollo finanziario della banca ormai boicottata da metà degli Stati Uniti per via del suo comportamento palesemente xenofobo.
Frank entrò nell'ufficio spoglio e si trovò faccia a faccia con quello che ormai era il suo ex presidente. Questi firmò un assegno di oltre 260 milioni di dollari, come risarcimento previsto dalla corte federale per il comportamento tenuto, e la lettera di licenziamento inviata con tanta leggerezza.
Era una cifra importante, ma soprattutto era l'ultima cifra che il gruppo bancario poteva permettersi. Per sempre, visto che Frank Valletto uscì da quell'ufficio con l'assegno ben nascosto nel taschino della giacca, e un sorriso sardonico a un lato della bocca, mentre una nutrita schiera di ufficiali giudiziari entrava nell'ufficio sequestrando, peraltro, la sedia del presidente del gruppo, nonché la stessa scrivania su cui l'uomo aveva appena firmato quell'assegno.
Poi mi girai sulla destra, ritornando sul mio letto e sentendo il caldo pancino di Rafael contro il mio torace. Le cinque di mattina: è ora di alzarsi e non pensare più a questi sogni assurdi ((-:
Direttore di filiale da solo un giorno: un gran risultato per un uomo che in banca c'era entrato una decina di anni prima facendo la gavetta con l'inizio dalla cassa.
Un gran risultato, indubbiamente. E questo nuovo sistema informatico installato da appena una settimana aveva reso l'efficienza della rete bancaria ancora più affidabile: tutte le filiali collegate con la sede in tempo reale, e controlli duplici su ogni singola transazione.
Quel lunedì passò come era normale, senza alcun problema, e alla chiusura alle 17 l'italo-americano Valletto tornò nella sua villa patronale poco fuori New York.
I problemi cominciarono il martedì mattina, quando tutti i terminali della filiale semplicemente non volevano aprirsi, con un laconico "Errore 219".
La mattina andava male, e fino alle 10:30 non si riusciva a venirne a capo, nonostante l'immediato intervento di un team tecnico altamente specializzato, ci vollero diversi reset, ripristini e recovery di km e km di nastri di backup per cercare di venirne a capo, ma almeno il geniale direttore Valletto verso le 9 di quella stessa mattina, vista la folla non indifferente di gente che premeva agli sportelli, aveva deciso intanto di operare manualmente e telefonicamente: certo, le cose non andavano ad una velocità decente, ma potevano funzionare.
Le operazioni in contanti erano però limitate, perché la cassaforte temporizzata, collegata anch'essa al sistema elettronico, non voleva saperne di aprirsi...
Finalmente verso le 11:30 il sistema si piegò al volere del team tecnico e, con molta lentezza, decise di collaborare e anche la cassaforte decise di aprirsi.
Il mercoledì andrò peggio.
Dopo aver trovato il medesimo difetto del giorno prima, i tecnici tentarono subito la strada avviata il giorno precedente, ma dopo qualche istante di sblocco, il sistema tornava ad essere caparbiamente congelato. Fu un giorno inutile, e costò non soltanto molte lamentele da parte di tutti i clienti, ma anche la perdita di qualcuno.
Al termine di una giornata non facile, il team tecnico aveva identificato il baco nella procedura del database dipendenti, ma non erano venuti a capo del motivo per cui la procedura si incartasse non appena andava a leggere l'elenco dei nomi, ove peraltro non apparivano errori di inserimento o codice sql malevolo iniettato in giro.
Ma pur non avendo in mente il motivo di questo blocco, il giovedì mattina il sistema era stato ripristinato usando la forza bruta: l'agenzia doveva saltare il controllo del database dipendenti, e grazie a questa forzatura la giornata andò avanti tranquilla e il povero Valletto riuscì a riprendere fiato.
La catastrofe, però, era dietro l'angolo. E venne venerdì mattina sulla scrivania del direttore, sotto forma di una bella lettera in procedura automatica: licenziamento in tronco del direttore Frank M. Valletto per "violazione della procedura 219".
Frank andò su tutte le furie e passò il tempo a farsi rimpallare fra i vari uffici dell'amministrazione, ove praticamente tutti i consiglieri cascavano dalle nuvole, e alla disperata ricerca del segretario che aveva firmato la lettera di licenziamento.
Ma neanche trovare quel segretario servì a molto: aveva firmato la lettera perché era giunta con la normale procedura interna postale, assieme a decine di altre comunicazioni, per cui si era attenuto semplicemente alla procedura di portare alla firma del presidente tutti gli incartamenti della giornata, e quindi aveva inviato per posta tutto quanto.
Quella mattina, nel frattempo, finalmente uno dei tecnici del team venne a capo di quella oscura "direttiva 219": significa "Bisogna imparare con l'esperienza".
Il punto è che attenendosi a questo regolamento interno del team di programmazione del sistema, un programmatore con seri problemi aveva realizzato nella procedura di controllo dei nominativi di clienti e dipendenti una blacklist basata su determinati nomi. Fra cui "Mussolini", ossia il secondo nome dell'attuale direttore di filiale Frank Mussolini Valletto. La scheda di Valletto era stata caricata il martedì, quando il sistema era già stato avviato, e per questo non c'erano stati problemi. Viceversa il mercoledì il sistema non si era voluto avviare fino a venirne convinto con la forza dai tecnici, e il giovedì addirittura praticando la regola di imparare dall'esperienza, aveva bloccato anche le procedure usuali di sblocco manuale.
La situazione non era semplice, e il direttore si sentì discriminato palesemente e trascinò in causa il CdA della banca.
Durante il processo si determinò che la lettera di licenziamento era palesemente non valida, perché non esisteva una specifica richiesta da parte del CdA, bensì era stata emessa automaticamente dal computer, e nessuno si era preoccupato di visionarla, limitandosi a porre le firme e i contrassegni necessari per validarla. La cosa inquietante che si scoprì dopo pochi giorni dall'inizio del processo fu che invece molte delle persone coinvolte nella lettera non si fossero poste alcun dubbio sull'operato dei colleghi nell'emettere un licenziamento in tronco, supponendo che si trattasse di una giusta sanzione disciplinare nei confronti di Frank Mussolini Valletto, perché la filiale era rimasta chiusa due giorni di fila, e diversi clienti avevano chiuso i loro conti correnti e le loro linee di credito. Nessuno si era posto il problema che, nonostante la rigida e severa procedura interna, non fosse stata convocata alcuna assemblea dei membri per deliberare su un argomento tanto scottante.
Mesi dopo, il processo si conclude, e con esso il gigantesco tracollo finanziario della banca ormai boicottata da metà degli Stati Uniti per via del suo comportamento palesemente xenofobo.
Frank entrò nell'ufficio spoglio e si trovò faccia a faccia con quello che ormai era il suo ex presidente. Questi firmò un assegno di oltre 260 milioni di dollari, come risarcimento previsto dalla corte federale per il comportamento tenuto, e la lettera di licenziamento inviata con tanta leggerezza.
Era una cifra importante, ma soprattutto era l'ultima cifra che il gruppo bancario poteva permettersi. Per sempre, visto che Frank Valletto uscì da quell'ufficio con l'assegno ben nascosto nel taschino della giacca, e un sorriso sardonico a un lato della bocca, mentre una nutrita schiera di ufficiali giudiziari entrava nell'ufficio sequestrando, peraltro, la sedia del presidente del gruppo, nonché la stessa scrivania su cui l'uomo aveva appena firmato quell'assegno.
Poi mi girai sulla destra, ritornando sul mio letto e sentendo il caldo pancino di Rafael contro il mio torace. Le cinque di mattina: è ora di alzarsi e non pensare più a questi sogni assurdi ((-: