Questo è un racconto che ho scritto all'inizio del 1995. Un racconto che non sono mai riuscito a completare, forse perché non mi aveva mai convinto. Ve lo offro così come lo ho conservato per tanti anni.
La targhetta sulla porta parlava chiaro: "Fam. Clementi"; il posto era quello, sicuramente.
Samuele, 24 anni, era in casa, entrando non potei fare a meno di notare che tutti gli stipiti delle porte erano segnati ad una certa altezza: segno inconfondibile lasciato dal copriruota della sedia a rotelle.
Certo non mi faceva piacere sapere che uno dei miei utenti piu' assidui era un paraplegico. Ma in un certo senso per me non faceva differenza.
"Mark Twain"... beh, gia'. Il suo pseudo non poteva che venire dal suo nome: "Samuele Clementi", come "Samuel L. Clemens...". Una volta glielo chiesi, e mi rispose che si', erano i suoi ad apprezzare Mark Twain come scrittore e ad avergli appioppato il nome Samuele.
Samuele era in camera sua che mi aspettava. Emanava una vitalita' incredibile, e nonostante la posizione forzatamente seduta, era comunque molto vivace ed in continuo movimento. Non riuscivo a parlargli senza che lui andasse avanti e indietro per la stanza, mi faceva pure innervosire...
"Oh, io solo cosi' posso muovermi, che vuoi? Sopporta in silenzio!", mi rispondeva sempre, sorridendo.
Ricordo quando lo ho conosciuto la prima volta. Non sapeva nulla di BBS, di modem e di telecomunicazioni. Non sapeva nulla di fidonet o di internet, non sapeva neppure molto sui computer, pero' gli sarebbe piaciuto imparare di piu'.
Non so come, ero riuscito ad inculcargli quel sentimento di amore e rispetto per il computer che ho anche io. Ed in modo incredibile: aveva un 286 con un hard disk da 80 mega, un modemmino a 9600 interno, e si sentiva in paradiso.
Ma la cosa piu' assurda era la velocita' con cui imparava le cose. In una sola settimana di spiegazioni, era in grado di smontare e rimontare un computer con la naturalezza con cui si toglie il cappuccio ad una penna.
E poi la sua camera era un mondo veramente incredibile. Spiccavano i quattro telefoni: uno sulla scrivania, uno sulla parete vicino alla porta, uno sul comodino ed uno vicino all'armadio: "Cosi' posso rispondere sempre e dovunque" mi aveva detto.
Gia' mi aveva stupito l'aver saputo che tutte e quattro le prese telefoniche le aveva montate lui, e che il passaggio del filo fino alla sua camera lo aveva fatto suo padre sotto la sua guida e le sue indicazioni...
E poi tutta la roba di scarto... vecchi telefoni, vecchi giocattoli, componenti elettroniche sparse... sembrava il negozio di un rigattiere, ma nonostante il disordine, lo ammiravo: mi piaceva la sua stanza.
Il miglior regalo che gli potei fare fu, pero', il terminalino videotel guasto che avevo trovato alla sip, comprato a 10 mila lire. Mi ricordo che lo aveva aperto e si era subito reso conto dei guasti... beh in due minuti o giu' di li era riuscito ad aggiustarlo, a forgiarne un cavo e a collegarsi per provarlo.
Si abbono' al videotel e, per un po' di tempo, comincio' a frequentare di meno il bbs. Un giorno, entrando in una messageria itapac, lo trovai li, intento a parlare con due o tre persone di come si fornisce un servizio su videotel, stando a quel poco che mi disse.
Quando finalmente ero giunto nella sua nuova casa, mi aveva detto qual'era la sua idea: diventare sysop di una messaggeria videotel.
"Non ci vuole molto: mi basta il 286 con il dos, un modem particolare per collegarmi al pad centrale, e poi un software apposito, come CEPT Commander."
Ero sconvolto. Sapeva gia' tutto ed era pronto a farlo, anche perche' cosi' poteva guadagnare dei soldi utili a pagarsi spese mediche od altro.
"E il tuo problema?" gli chiesi, preoccupato.
"Nessuno, fino ad ora, si e' mai accorto, in rete, che io sono sulla carrozzella, nessuno se ne accorgera dopo. Non sai quello che c'e' dietro la tastiera, lo puoi solo immaginare."
E mi invito' a partecipare al "gioco". Installammo la scheda gate della Saritel e poi per due giorni, assieme, combattemmo con il CEPT Commander per installarlo in maniera decente e per rendere la messaggeria un mondo vivibile. "Rivoira". Che nome! Era derivato da un segnale turistico scritto male e consumato. E nacque la messaggeria Rivoira, in prestel, alla pagina *16481# di videotel. Non me lo posso dimenticare quel numero. Furono tanti gli utenti che ci passarono dentro.
Samuele aveva dovuto trovare un ufficio dove mettere il sistema, perche' non era possibile tenerlo in casa, ma era stato fortunato, dato che aveva ottenuto in commodato gratuito, dal condominio, l'ex ufficio, ormai in disuso, della portineria.
Abitando in pianterreno doveva solo spostarsi da una porta ad un altra, e lo faceva tranquillamente piu' volte al giorno. Aveva messo un doppino telefonico dall'ufficio verso casa, e poi aveva comprato un centralino, alche' i suoi potevano chiamarlo da casa senza dover uscire, magari solo per chiedergli se contava di arrivare a pranzo subito o dopo un po'.
In breve quell'ufficio era diventato la sua nuova sede. Era apparso un nuovo ordine in camera da letto, e tutta la roba piu' assurda era stata spostata nell'ufficio.
Da li' con una telefonata ad un numero verde, collegava il computer alla porta, e poi restava li, in attesa delle chiamate, che giungevano spesso numerose. Non solo perche' il sistema era a basso costo (800 lire a collegamento, e basta), ma anche perche' era abbastanza innovativo per il periodo. Mi colpivano peraltro le schermate prestel di incredibile bellezza che Samuele riusciva a creare in pochissimi minuti, anche restando on line. Aveva imparato tutto lo standard prestel a memoria in pochissimi giorni, ed era riuscito a farci di tutto.
Lo ammiravo, aveva una grande forza d'animo, veramente grande.
Due anni. Riusci' ad andare avanti per due anni. Nemmeno io ci riuscii, e dovetti chiudere il bbs. Chiuderlo perche' mi ero entusiasmato di Rivoira, ero pieno di quella messaggeria, ormai l'avevo presa a cuore anche io.
Dopo due anni e rotti dall'inizio, chiuse. Non perche' aveva avuto problemi finanziari o legali, non perche' non frequentavano piu' il sistema (Che continuava ad essere sulla cresta dell'onda); non aveva voluto dirmi il motivo al telefono.
"Questa decisione e' maturata dopo mesi di riflessioni e di notti collegato... Vorrei parlartene di persona."
Samuele da quando aveva aperto la messaggeria, aveva cominciato una vita nuova: non dando piu' troppo peso al suo problema aveva cominciato ad uscire di casa e a girare per la citta'. Si era fatto molti amici, ma nonostante tutto il fatto di tenere la messaggeria lo teneva segreto. Diceva di si', la conosceva, ma non aveva idea di chi fosse il sysop o di dove fosse.
Era stato un buon affare: aveva guadagnato molti soldi grazie a questa attivita'.
Superata l'ultima porta, lo trovai in camera, intento a rimontare il pc sulla scrivania.
"Ciao, allora, dimmi. Spiegami un po' il perche' di questa tua decisione..."
Dopo un po' di incertezza, comincio' a raccontarmi tutto, ma proprio tutto, partendo dall'inizio.
"Come tu ben saprai, su Rivoira e' passato ogni tipo di utente, dal videoteliota appena abbonato all'hacker piu' duro che distribuiva password videotel... certo, molte persone erano piu' o meno normali hobbisti. Pero' non hai potuto vedere o seguire certe situazioni delle quali mi sono occupato io. La prima volta e' stata pochi mesi fa. Era notte, le tre passate credo, ed eravamo io ed altri due utenti. Un ragazzo ed una ragazza, due fidanzati di modena. La ragazza stava insultando il ragazzo, che cercava di difendersi come meglio poteva. Ho fatto da paciere, fra entrambi. Due ore e' durato. Mi sentivo stanco, ma alla fine sono riuscito a farli reincontrare, e poi hanno ricominciato a scambiarsi messaggi amorosi. Poi c'e' stata la volta del gay che veniva preso in giro pesantemente da alcuni utenti. Ho cercato di ristabilire la situazione, ma andava sempre peggio, alche' alla fine ho cominciato a buttare fuori chi si comportava male. Pero' e' stato molto duro, farlo. Io non sarei mai voluto arrivare al punto di comportarmi con tanta violenza. Infatti non e' durato: quella sera stessa ho spento... E ancora quella del gruppetto che si divertiva a confondere i nuovi utenti e quelli poco pratici, o quelli che gli dicevano di comandi riservati... Quella volta che hanno scoperto come buttare fuori, da remoto, gli altri utenti. Un giorno sono cominciate anche a girare voci poco edificanti sul mio conto... E poi quante volte ho visto hackers che si passavano password videotel? Quante volte ho visto girare informazioni riservate su videotel e su itapac... Un giorno, era un venerdi', ho visto due utenti che si scambiavano password di videotel, una era la mia password di servizio, e dicevano di combinarmi qualche scherzone alla porta tracciando la linea. Ho fatto cambiare la password e poi ho cominciato ad insospettirmi. Troppe cose sono uscite fuori dalla mia portata... Tutto questo e' stato lungo e duraturo negli anni, pero' una cosa e' successa, in questi giorni, che mi ha sinceramente fatto cambiare idea. In questi anni ho fatto amicizia con una ragazza. "Scoiattolino", la ho conosciuta cosi' per tanto tempo. Mi diceva di essere sola, ho scoperto poi che abitava al Tivoli, praticamente a pochi passi dalla citta'. Ma e' qui il punto. La ho conosciuta meglio. Poi alla fine mi ha detto che voleva conoscermi di persona. Ed ho paura. Paura che mi possa giudicare."
Osservai Samuele interessato: avevo seguito tutto il discorso con attenzione, ma mi venne naturale chiedergli: "E perche' tutta questa paura? Si tratta del tuo problema, forse? Credo che forse, per quanto possa essere dapprima difficile, ti accettera', o c'e' dell'altro?"
Forse qualcosa l'avevo capita. Samuele mi guardo', con i suoi grandi occhi azzurri: "Io mi sono innamorato. Non la conosco di vista, eppure mi sono innamorato. Lei e' una ragazza cosi' dolce, cosi' gentile, cosi' simpatica... Ho paura a confessargli chi... chi sono... veramente, ecco. Come sono, che sono sulla carrozzella... Non riesco ad andare avanti, mi sembra di imbrogliarla, di tradirla, di giocare con i suoi sentimenti... perche'... ho paura... che anche lei... provi qualcosa... per me..."
Nell'ultima parte del discorso Samuele fu piu' lento, la voce si fece piu' cupa e la sua espressione molto triste. Per la prima volta mi resi conto che io lo avevo voluto accettare cosi' com'era, ma che nel mondo non tutti sono come me, non tutti sono disposti ad accettare il prossimo cosi', anche quando esso ha delle grosse limitazioni, dei grossi handycapp...
"Lo sai gia', vero? Fra due giorni ti avranno gia' dimenticato tutti, e si saranno persi dentro i meandri di altri sistemi.", gli dissi, ricordando che cosi' era proprio cominciato tutto: la gente i primi giorni era poca ma poi, con la morte di un'altra messaggeria, tutti quanti si erano riversati li'. Continuavo ad avere in mente due immagini distinte. Una di due mani che battono lentamente sul piccolo tastierino del videotel, un utente qualsiasi che
scrive tutto quello che pensa... Sul monitor le schermate di Rivoira...
L'altra di Samuele, di notte, da solo, circondato dalle sue carabattole, davanti al computer; sul monitor la schermata principale di CEPT Commander, le sue mani (Unico punto di liberta' della sua terribile malattia) veloci sulla tastiera. Un ticchettare continuo ed uniforme, l'espressione serena, che talvolta muta un attimo quando legge un suo messaggio o intercetta qualche sporadico messaggio fra due utenti.
"Cosa conti di fare? Spegnere e dimenticare? Tutto qui?", sapevo che il rimorso della sua coscienza non lo avrebbe lasciato in pace per molto tempo, anche se peraltro mi sembrava cattivo rigirare il coltello nella ferita.
"Come si chiama? Non dirmi che fino ad ora la hai sempre e solo chiamata scoiattolino."
"Silvia...", mi rispose con tono pacato, guardando verso il monitor del computer spento.
"Cosa hai in mente?", mi chiese, mentre mi alzavo ed uscivo dalla stanza.
"Lo vedrai, lo vedrai a suo tempo.", gli dissi, allontanandomi.
La ricerca fu dura, non era facile esaminare il database degli abbonati al Videotel, anzi non era possibile per niente, infatti dovetti andare dalle vie
non troppo ufficiali.
Il mio ex cosysop, "Thy", era la persona che faceva al caso mio.
Quella sera bussavo alla porta di casa sua. "Sipali", classico come cognome. Ma il nome? Non lo avevo mai saputo. Avevo il suo numero di telefono, e mi sarebbe bastata una chiamata al 12 per sapere il suo nome, ma forse non mi interessava: lo avevo sempre chiamato Thy, e lui mi aveva sempre chiamato Cerveza. Nessuno di noi due conosceva il nome dell'altro.
Quando vedevo Thy con gli amici, c'erano momenti che mi chiedevo veramente se almeno lui se lo ricordasse il suo nome: tutti quanti lo chiamavano Thy. Ma forse questo anonimato era necessario: le sue amicizie non erano (Per mia fortuna) tutte quante di alto rango. Qualcuno che potesse curiosare nei database sip c'era sicuramente... E infatti me lo indico', gli parlo', e mi fece avere le informazioni che mi servivano.
Silvia Sidari: sulla strada di Papeo, al Tivoli. La avevo trovata. Ma adesso? Avevo paura. Non sapevo come contattarla. Il peggio pero', venne quando cercai di andare a trovarla.
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