lunedì 27 dicembre 2010

My Christmas Carol

Dicembre 2010, Londra. Vigilia di Natale. Mattina
E.S., presidente di una grossa corporazione che gestisce centri commerciali in metà Europa è nel suo ufficio. Sono le nove di mattina.
Improvvisamente bussano alla porta: una persona trafelata si fionda quindi dentro l'ufficio con una serie di cartellette e incartamenti in mano: -Mi scusi, signore: c'è un traffico tremendo per via della vigilia, ed ho trovato pure la neve per strada.
E.S. alza lo sguardo dallo schermo del portatile che ha sulla scrivania, e tira un'occhiataccia al suo segretario, poi ritorna con lo sguardo e la concentrazione alle immagini del computer.
Mentre l'uomo appena arrivato deposita tutte le cartellette sulla scrivania accanto a quella presidenziale, e si avvicina alla parete per appendere il cappottone imbiancato dalla neve che sta cercando di togliersi velocemente, però, E.S. riprende la parola senza distogliere lo sguardo: -Lo so che c'è confusione, Mike. Ma lo sapevi anche tu che sarebbe stato così oggi. Potevi organizzarti meglio e partire qualche minuto prima, o forse vorresti dirmi che dovevi accompagnare i tuoi figli a scuola?
Mike si ferma vicino alla parete con la giacca in mano: -Ha ragione, signore. Mi scusi, non si ripeterà più.
-È già pronto tutto? Lo sai che domani non possiamo sbagliare. Ci sarà un sacco da lavorare, però.
Il repentino cambio di argomento da parte di E.S. lascia per un istante il giovane segretario con le sopracciglia alzate, ma poi torna l'abitudine al lavoro e subito risponde: -Naturalmente. Tutto organizzato sin nei minimi dettagli: domani mattina alle otto in punto saremo tutti quanti qui; non un solo dipendente si è azzardato di proporre scuse o prendere giorni di malattia. Sappiamo tutti quanti che ci sarà del lavoro duro da fare, ma siamo tutti pronti, stia sicuro, signore.
Il presidente accenna una specie di abbozzo di sorriso e poi i due cominciano la giornata analizzando conti e studiando strategie commerciali da applicarsi con l'anno nuovo.
Giunge finalmente la sera, si fanno le 19 e il grande edificio di uffici chiude. Mike e il presidente escono dallo stabile deserto.
-Uff, si è fatto tardi, ma è la sera della Vigilia. Signore, è sicuro di non voler venire da noi in questa cena di Natale?
Mike si rivolge con un sorriso amichevole al suo presidente, nonostante l'espressione stanca di entrambi, ma quest'ultimo lo guarda di sottecchi con un'espressione scura: -Sai bene cosa ne penso di Natale, per cui lasciami perdere. A domani.
E.S. arriva davanti alla casa, un po' defilata dal centro città. Grande, austera e vuota. Si avvicina alla porta e guarda il battacchio di ottone in stile antico. Il solito leone che tiene l'anello gli fa l'occhiolino.
E.S. rimane surgelato davanti alla porta e comincia a guardare il fregio, che appare statico e freddo come al solito. L'uomo fa spallucce e varca la porta d'ingresso, chiudendosela alle spalle con un colpo secco.
Serata. E.S. è da solo, in casa, in vestaglia e davanti al caminetto acceso in un salone molto grande. Si siede in poltrona con un bicchiere di brandy in mano, quando all'improvviso sente un rumore secco che risuona dalla stanza adiacente.
-Ma che...?
La porta si spalanca con un colpo secco e una figura evanescente si fionda dentro la camera, trascinandosi appresso delle catene attaccate a dei grossi macigni.
E.S. è letteralmente paralizzato da questa visione: l'uomo si avvicina al piano-bar, si versa una copiosa dose di scotch in un bicchiere e poi si posiziona malamente sulla poltrona da cui E.S. è schizzato via quando ha assistito a quella visione assurda.
Una veloce sgargarozzata di quasi tutto il bicchiere, un commentaccio a proposito del bicchiere che il fantasma continua a tenere con la mano sinistra, e poi stende il braccio puntandolo verso l'uomo, che sta abbandonando il terrore per cercare di capire chi sia quell'entità. Poi il fantasma comincia a parlare, come un fiume in piena avvolge l'uomo di parole: -Ebenizer Scrooge: suppongo che tu ti stia ricordando di me, sono Jacob, il tuo vecchio socio. Sono qui per lanciarti un messaggio: non fare il mio stesso errore, mio buon amico. Non isolarti e non morire da solo come ho fatto io. Non puoi portarti i soldi nella tomba, e finirai come me e a cercare di vedere la luce nell'oscurità dell'aldilà, senza una meta fino alla fine dei tempi. Questa notte riceverai la visita di altri tre spiriti, come me, che ti mostreranno come puoi cambiare. Ora devo andare, vecchio bastardo. Ricordati delle mie parole: i tuoi soldi non ti seguiranno nella tomba.
La figura evanescente scompare come in una specie di dissolvenza. Il bicchiere che stringeva in mano con un residuo di whisky cade sulla moquette con un tonfo sordo e macchiando in terra. Ci vogliono diversi minuti prima che E.S., sconvolto, si riscossa dalla sua catatonia.
-Il mio ex socio... Jacob?
Passano un paio d'ore, l'uomo molto preoccupato da questa strana storia è ormai in camera da letto, e sta per infilarsi fra il calore del piumone, quando uno scricchiolio scuote il corridoio fuori dalla camera.
La porta della camera da letto (chiusa a chiave, nonostante l'uomo fosse da solo) si spalanca di schianto con un rumore violentissimo. Ne entra una figura simile a una bambina di neanche dodici anni, meno incorporea del fantasma che ha visitato l'uomo solo un paio d'ore prima; si avvicina, gli acchiappa una mano e comincia: -Buona sera, Ebenizer. Io sono lo spirito dei natali passati e sono qui per farti rivedere come hai vissuto questo periodo dell'anno nel passato.
-Ma, ma io...
-Oh, taci, abbiamo fretta.
La ragazzina da uno strattone al braccio di E.S., la stanza cade nell'oscurità e improvvisamente i due si trovano sul balcone di un grosso condominio. La bambina continua: -Non possono vederci, né toccarci, ma noi potremo vivere questa storia in tempo reale, come un film. Vieni, Ebenizer: entriamo.
-Ma io...
-Non discutere, brutto idiota, guarda che cosa succedeva a Natale quando eri piccolo. Vedrai se non ti commuoverai quando rivedrai i tuoi genitori!
La scena è molto semplice: i due genitori e il ragazzino dai lineamenti molto simili a quelli di E.S. sono seduti intorno alla tavola. Su un mobile alla parete un televisore a colori da 28" manda in onda il telegiornale della sera. Uno sparuto albero di natale con quattro palline e quattro luci è nell'angolo opposto della cucina. Padre e figlio stanno discutendo piacevolmente.
-Papà... io glielo ho spiegato che pensare ad essere buoni una volta l'anno, e dimenticarsi degli affetti per il resto dell'anno è molto ipocrita, ma non ci sono santi di farglielo capire a quella testaccia dura.
-Sai bene che gli atei come noi sono sempre visti di cattivo occhio da chi non riesce a guardare oltre il lume del proprio naso, ma che cosa ci vuoi fare?
-Niente: l'importante è andare avanti per la propria strada tenendo il massimo rispetto per coloro i quali hanno invece deciso di seguire altre strade. Finché c'è rispetto, c'è tutto.
-Bravo, belle parole. E tanto ormai negli ultimi anni il valore spirituale di questa festa è andato sempre più scemando, in favore del valore commerciale. E secondo me invece non dovresti sottovalutare questa funzione, specie in vista di future ipotesi lavorative nel campo della grande distribuzione.
-Ma certo! Un'occasione del genere non ho nessuna intenzione di farmela sfuggire. Vaben, io sono stanco, finiamo di mangiare che vado a dormire.
La bambina guarda E.S. sconvolta: -Ma... ma.... ma che razza di cena della Vigilia sarebbe mai questa?
-Ma noi da sempre siamo at...
E.S. si interrompe, mentre la bambina comincia a singhiozzare rumorosamente, e quindi scoppia in un pianto disperato, prende per il braccio E.S. e lo tira indietro. Un istante di buio e i due si trovano di nuovo nella camera da letto di E.S., che si avvicina alla bambina e cerca di abbracciarla per rincuorarla un po', ma scopre che ella è evanescente come un fantasma, e non è in grado di toccarla.
Passano pochissimi istanti, e una seconda figura supera la porta della camera da letto. È un uomo altissimo, quasi un gigante: sarà alto almeno due metri e trenta, ha dovuto piegarsi in avanti per passare dall'uscio e ora rischia di dare una sonora capocciata al lampadario in vetro di Murano che scende dal tetto della camera. Non è solo altissimo, è letteralmente enorme: ha una rotondità non indifferente e il fisico di un camionista norvegese in piena attività. Non appena entra e assiste a quella scena, diventa furioso: -Ma che cosa succede? Ma questo non mi era mai successo! Ebenizer, che cosa hai combinato?
-Ma io non...
Afferra l'esile (in confronto...) E.S. per il braccio sinistro e lo scuote violentemente: -A quanto pare con te sarà più difficile del previsto, eh? Bene, niente paura: io sono lo spirito del natale presente e ti farò scoprire che cosa ne pensa di te chi lavora con te, i tuoi collaboratori e soprattutto... vieni con me!
Un altro strattone, di nuovo buio, e di nuovo luce. In mezzo alla strada, nel quartiere dove abita Mike. Lo spirito del Natale presente prende E.S. di peso e lo spinge contro la porta di casa. E.S. la attraversa come un fantasma, ma poi si spalma contro la parete opposta a circa un metro con un tonfo secco.
Mentre il povero E.S. si allontana dalla parete e comincia a tastarsi il naso per capire se è tutto intero (rendendosi conto che la sua immagine non si riflette nello specchio accanto al punto ove è andato a sbattere) il fantasma lo prende per l'avambraccio destro e lo tira sulla sua destra, fino a raggiungere il salone della casa di Mike.
La tavola è apparecchiata, e sono presenti varie decorazioni natalizie, compreso un albero di natale piacevolmente decorato, delle calze rosse attaccate a una mensola sulla parete e persino due palline rosse attaccate alla carrozzina parcheggiata a capotavola.
Mike e la moglie sono in piedi ai lati della carrozzina, su cui è seduto un bambino dell'apparente età di otto anni, senza capelli né sopraciglia, con degli occhi di un blu così profondo che potresti annegare nel suo sguardo. La sua espressione è molto serafica, e mentre gli altri parenti stanno discutendo del posto di lavoro di Mike, prende la parola con qualche difficoltà ma un tono risoluto: -Smettetela. D'accordo, non è venuto qui, ma ha comunque rispetto di noi, e noi dobbiamo rispettare le sue scelte spirituali. Prima di tutto perché noi non possiamo giudicare un uomo solo perché ha deciso di non festeggiare il Santo Natale, giudicare è un compito di Dio. Secondo, perché comunque è Natale, e dobbiamo mostrarci comprensivi e rispettosi per il nostro prossimo, soprattutto per l'uomo che ha fatto così tanto per la nostra famiglia.
Commenti di approvazione girano per la tavola, sopra tutti quanti quello della madre: -Bravo Timmy. Belle parole, le tue. E in fondo anche se domani tuo padre sarà in ufficio già di mattina presto, sarà comunque un Natale splendido.
Lo spirito del natale presente guarda la scena strabuzzando gli occhi, poi si gira di scatto verso E.S.: -Ebenizer vuoi spiegarmi che diavolo significa?
Gli da uno spintone e in un breve istante di oscurità ritornano nella camera da letto, dove la bambina è ancora lì in lacrime. Una terza figura con un saio nero e incappucciato entra nella stanza, mentre E.S. prende la parola: -È quello che sto cercando di dire da un pezzo. Prima di tutto io...
E.S. si ferma osservando la figura incappucciata che lo guarda puntandogli contro una mano ossuta che fa capolino da una manica troppo larga.
-Spirito del natale futuro, eh? E vuoi portare Ebenizer Scrooge con te a mostrargli che cosa lo aspetta nel natale del futuro, giusto? Bene. Aspetta uno stramaledetto istante, adesso.
Un ruggito cupo risuona per la stanza, ma lo spirito del natale presente gli indica la bambina che piange e gli fa: -Un minuto, Bruce. C'è qualcosa che non va...
-Ecco, appunto. Intanto io non so chi diavolo sia questo Ebenizer Scrooge che continuate a cercare, anche perché io mi chiamo Erbert Soorce! E avevo cercato di spiegarlo a quell'altro squinternato di... come si chiama, Jack?
-Jacob- lo corregge lo spirito del natale futuro con una voce cupa.
-Sì, Jacob. Il mio ex socio? Ma quale ex socio? Io vinsi alla lotteria dieci anni fa e ho aperto i grandi magazzini Soorce da solo! Quale cavolo di socio?
Si gira, guardando in direzione del terzo spirito: -E ora? Vuoi farmi vedere il natale futuro? Andiamo pure! Vuoi mostrarmi Mike e la moglie che piangono sulla tomba del piccolo Timmy? Lo so già. Lo sappiamo già tutti quanti: Timmy è un malato terminale di cancro. Gli hanno amputato le gambe, e ogni settimana si sottopone a massacranti cicli di chemioterapia e radioterapia, che lo lasciano debilitato anche per due giorni. Eppure lui per primo se ne è fatta una ragione. Ha una forza incredibile, quel povero bambino: il suo semplice sorriso mi ha insegnato più cose di quante abbiate cercato di farmene imparare voi tre, anzi quattro squinternati in una intera stramaledetta serata. Altrimenti perché pensate che sono io a pagare tutte le sue costosissime spese mediche?
La bambina, continando a singhiozzare, alza lo sguardo e chiede, incredula: -Sei tu che paghi le sue spese mediche?
-Andiamo: Mike con il solo stipendio di segretario non riuscirebbe a donare alla sua famiglia quella dignità che li fa andare avanti ogni giorno! Lo considero un brav'uomo, che non merita di vivere un dolore così grande!
Dalla porta spuntò Jacob, puntando baldanzoso il dito contro Erbert: -Ma Mike domani sarà al lavoro, anzi lo saranno tutti quanti. L'hai detto tu stamattina, e lui l'ha confermato. Avete detto che ci sarà molto da lavorare! Mike sarà lontano dalla famiglia...
-E certo! Le decorazioni non si metteranno da sole in sala, e c'è bisogno di cucinare per tutti i dipendenti, ma siamo tutti quanti felici di poter passare una giornata in compagnia e in allegria, forse in nome del natale, ma soprattutto in nome del rapporto di fiducia e amicizia che ci lega tutti quanti. Mike mi ha promesso che con molti dipendenti verranno di mattina presto, mentre i familiari ci raggiungeranno solo a ora di pranzo!
-Cosa?
-Domani abbiamo il pranzo aziendale di natale, nonché la festa per tutti i figli dei dipendenti. Come ho già fatto negli ultimi cinque anni mi vestirò da Babbo Natale e consegnerò regali a tutti i bambini dei dipendenti.- Erbert si fermò, fece un sospiro e i suoi occhi divennero lucidi. -Me lo chiese Timmy quando era più piccolo, e io non ho avuto bisogno di pensarci un solo istante, prima di promettergli che avrei organizzato la festa di natale aziendale ogni anno. Visto? Non c'è bisogno di spiritualità per fare delle buone azioni.
I quattro fantasmi uscirono dalla stanza, visibilmente commossi, tenendosi spalla su spalla. Aver sbagliato il proprio lavoro è seccante, ma aver cercato di lanciare un messaggio a una persona come Erbert Soorce era stato l'errore più stupido che mai si potesse fare. L'ultima frase che echeggiò nella stanza, prima che la porta si richiudesse, fu quella di Erbert, che concludeva: -Ad ogni modo, se vorrete unirvi a noi domani, ne saremo molto lieti tutti quanti. Per me il natale non è altro che un giorno festivo sul calendario, in cui si chiude bottega. Ma questo non ci proibisce di riunirci tutti insieme per un momento di spensieratezza, lontani dallo stress e dal tran tran quotidiano del lavoro, riscoprendo l'altissimo valore dell'amicizia, e della famiglia.

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