La palestra è, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, estremamente silenziosa, e la serie di file ordinate di banchi su cui i bambini, singolarmente, e con una matita e un foglio in mano stanno svolgendo la prima serie di test MENSA. Alcuni adulti girano fra i banchi in silenzio. È stato espressa una regola che i bambini non conoscono: per evitare qualsiasi problema chiunque dovesse essere sorpreso a copiare o barare sarà "segnalato" silenziosamente e successivamente i suoi risultati saranno scartati, ma nessuno sarà cacciato dalla palestra durante l'esame, per evitare ogni genere di distrazione.
Tuttavia, pur essendo tutti quanti bambini fra i sette e i dieci anni, c'è molto silenzio e decisamente ben poca intenzione di copiare qualcosa, anche perché il test stesso è più un gioco di logica. Ma soprattutto perché sono stati ammessi a partecipare solo i bambini che risultano avere un Q.I. appena superiore alla media.
Ci sono sette file di cinque banchi ciascuna: trentacinque bambini e bambine con l'espressione più o meno assorta, la matita sul foglio delle risposte. Anzi no: trentadue hanno l'espressione assorta. Mentre tre, che erano stati notati e che sono stati convenientemente posti ai tre posti alternati sulla prima fila, con estrema calma ed espressione molto rilassata procedono a marcare le risposte sul foglio quasi senza guardare le domande.
Tre matite si posano sul banco quasi all'unisono, quando ancora mancano quindici minuti al termine del test. Silenziosamente uno dei controllori ritira le loro risposte e i due bambini e la bambina si limitano ad annuire con un sorriso.
Sera. Nella palestra sono rimasti solo dieci adulti e i banchi vuoti. Controllano con calma le risposte: i test sono stati completati e, peraltro, tutti e tre i test risultano perfetti al 100%. Sono gli unici tre test completati senza errori.
Alfredo, giovane ricercatore fresco della seconda laurea, con degli occhiali leggerissimi con montatura in titanio e lenti senza cornice, volto perfettamente rasato ma corposi basettoni fino all'attaccatura dell'orecchio, si rivolge a quella che appare come la sua superiore: l'unica persona che è rimasta seduta e non sta mettendo da parte il computer e l'attrezzatura. -Il risultato, se confermato, è incredibile. Di fatto questi tre bambini potrebbero benissimo essere accolti nel MENSA già oggi stesso. Ma non voglio essere troppo ottimista: un secondo test in ambiente controllato è obbligatorio, in questo caso.
La professoressa, Stefania, da poco entrata nei quaranta, sempre gioviale e dal sorriso contagioso, in realtà nascondeva il terribile dolore della perdita di entrambi i genitori proprio ad opera di una squadra d'invasione extraterrestre. Già da vent'anni, a causa di questi attacchi "chirurgici" era stata approvata la legge 180 già su tutto il pianeta.
La Legge 180, nata in Italia con il pomposo nome di Decreto Legislativo del 18 settembre 2036 nr. 180, ma fra tutti quanti nota soprattutto per il soprannome "Decreto Zimonta", dal nome del senatore Francesco Zimonta, che l'aveva proposta quell'anno, in sostanza è quella normativa che permette l'esecuzione sommaria delle forme di vita extraterrestre che si presentano sul nostro pianeta, in quanto considerate un rischio immediato per la vita umana, e stabilisce che in nessun caso è processabile chiunque abbia, a mani nude oppure utilizzando qualsivoglia arma o strumento, ucciso le entità eliminando di fatto il pericolo di uno o più invasori extraterrestri. In tale attività, l'eventuale coinvolgimento e possibile morte di umani anche a causa di "fuoco amico" è considerato un danno collaterale accettabile.
Ma dopo quasi vent'anni, molti scienziati comunque si chiedono se sia comunque possibile ottenere dei contatti con civiltà aliene, e soprattutto se sia possibile far fiorire degli accordi, magari commerciali, con essi.
Ma la ricerca scientifica italiana ormai da anni ha perso pressoché tutti i finanziamenti: lo stato non la sostiene, e i finanziatori privati puntano soprattutto a quelle attività con ritorni economici sicuri e veloci.
Per questo motivo Alfredo e Simona sono a capo di questo esperimento. Ossia: non per la loro preparazione scientifica comunque lungamente dimostrata da un'abbondante quantità di pubblicazioni sulle principali riviste scientifiche. No: principalmente per la loro capacità (soprattutto di Alfredo) di "bucare lo schermo televisivo".
È infatti ovvio che i principali fondi per la ricerca scientifica di questo livello sono procurati per mezzo di improbabili trasmissioni televisive. E cosa c'è di meglio di un bel reality per racimolare fondi con cui scoprire se è possibile condividere una lingua extraterrestre?
Il giorno dopo, nella stessa palestra, ci sono Alfredo, Stefania, solo tre banchi molto distanti fra di loro e tutti gli adulti di ieri.
I tre bambini, ossia Anna, di nove anni, Luca e Massimiliano, di otto, ora appaiono leggermente intimoriti da tutti quegli occhi che li squadrano. Ma la situazione non è diversa da quella del giorno precedente: anzi! Di sicuro qualcuno di loro riuscirà ad andare in televisione e a diventare famoso.
Alfredo, inquadrato da una serie di telecamere molto discrete, spiega ai bambini: -Niente di particolare: anche oggi dovrete semplicemente rispondere a dei quiz a risposta multipla, come è successo ieri. Solo che ieri si cominciava con delle domande semplici e si andava avanti con domande via via più difficili. Oggi io e la professoressa abbiamo scelto a caso cento domande da un gruppo di duemila. Ce ne sono di molto facili, ce ne sono di molto difficili. Ma questa volta non c'è un tempo limite. Potete prendere tutto il tempo che volete, e dovete comunque essere sicuri della risposta che date, perché questa volta la scelta è molto importante.
Dobbiamo evitare che possiate copiare o prendere qualsiasi riferimento, per cui i controllori resteranno per tutto il tempo accanto a voi. Se siete pronti, possiamo cominciare!
I tre bambini, silenziosamente, si siedono. Sul banco sono già presenti, voltati verso il basso, il foglio delle domande e quello in cui marcare le risposte, oltre a due matite, un temperamatite e una gomma.
I tre girano all'unisono il foglio delle domande, e cominciano ad affrontare le domande e le risposte. La procedura appare persino più semplice del giorno prima, e i tre bambini cominciano a marcare le risposte con convinzione e un sorriso che appare sempre più raggiante.
Non passano neppure dieci minuti che i tre praticamente nel giro di pochi secondi ciascuno, con espressioni decisamente soddisfatte, posano la matita sul banco e guardano con interesse i controllori, che sono rimasti a guardarli impassibili per tutto il tempo.
Stavolta è Stefania a prendere la parola: -Grazie a tutti. Domani mattina qualcuno fra di voi sarà chiamato e parteciperà alla trasmissione. Per ora abbiamo concluso.
Di nuovo vengono guardati i fogli delle risposte, prima di passarli al controllo computerizzato, ma prima tutti quanti notano con un sorriso che in tutti e tre i fogli non è marcata alcuna risposta alla domanda numero trentasei. La domanda civetta: nessuna delle risposte fornite era valida. Ma nessuno dei tre si è fatto cogliere in castagna.
Di nuovo sono 99 (cento, contando la risposta 36) risposte esatte, per tutti e tre. E di nuovo i due scienziati s'interrogano.
-Pensi che abbiano potuto barare?
-E come? Imparando a memoria le duemila domande possibili del test MENSA (che non sono manco tanto facilmente procurabili) per poter dare le risposte corrette a novantanove a caso scelte stamani alle sei? Guarda Alfredo: se un bambino di otto anni ha la capacità di imparare a memoria duemila risposte visive, per me è comunque pronto ad affrontare l'esperimento.
-Sì, capisco quello che vuoi dire. Comunque per me resta un risultato molto strano: sono un membro, e che io sappia da molti anni non si vedono soci che hanno ottenuto due volte di fila il 100% delle risposte esatte al test. Significa che stiamo parlando di persone con uno spirito di osservazione assoluto. E sono bambini, Stefania, sono solo bambini...
Davanti alla "casa", costruita dentro uno dei teatri di Cinecittà, ci sono già i due scienziati, i tecnici e il personale che per venti giorni starà a stretto contatto con i tre bambini. Anna ha accettato di buon grado di avere una cameretta tutta per sé, mentre Luca e Massimiliano condivideranno con piacere un'altra cameretta. Alfredo e Stefania hanno due camere da letto separate e tutto sembra pronto per cominciare. Sembra. Perché i bambini sono dal medico che sta facendo la visita iniziale. E a quanto pare c'è un problema.
Luca non ha effettuato le vaccinazioni facoltative consigliate (fra cui morbillo e poliomielite). Non le ha mai effettuate perché si sospetta una grave forma allergica a uno dei componenti dei vaccini, ma per motivi di sicurezza non si può consentire al bambino di partecipare alla trasmissione e alla ricerca se non si parte da una situazione comune. Nello specifico dal fatto che gli altri due bambini risultano vaccinati. Per questo motivo, di concerto con la famiglia, sono stati somministrati quattro vaccini polivalenti (uno zuccherino e tre iniezioni), e il bambino è stato tenuto sotto osservazione per eventuali crisi allergiche.
Ma il povero Luca, come "premio" per aver ospitato sul suo robusto posteriore ben tre vaccini, ha ricevuto dopo un'oretta di controlli di rito per reazioni allergiche, un lecca-lecca alla ciliegia.
Una crisi respiratoria pochi istanti dopo aver scartato il dolcetto ha fatto scoprire nella maniera peggiore proprio una grave allergia alla ciliegia, e il bambino è stato portato d'urgenza in ospedale. Alla conferma del ricovero del bambino, con il dovuto rispetto per la privacy della famiglia (e il dovuto ascolto alle proteste non indifferenti degli sponsor) si è proceduto a rinviare di una settimana l'inizio dell'esperimento.
Dopo una settimana, durante la quale uno sponsor ha abbandonato ma è stato subito sostituito da due molto più interessati, finalmente davanti alle telecamera di molte tv incuriosite, in un tripudio di bambini e adulti urlanti, davanti all'ingresso della "casa" addobbato con centinaia di palloncini in mylar (uno degli sponsor) decorati con disegni di fatine dei cartoni animati (altro sponsor) e con un bellissimo tappeto rosso e bianco (ancora sponsor, ovviamente!) arriva la limousine che scodella i tre bambini un po' confusi in mezzo a questo ginepraio.
I bambini salutano con la mano la folla urlante mentre i fari si spengono sugli ultimi fuochi d'artificio dello sponsor, e infine entrano nella casa seguiti da decine di telecamere fisse e dietro specchi finti.
E finalmente, dopo una cena offerta dalla produzione con pizza, patatine e bibite offerte dallo sponsor (ma solo perché è la sera d'arrivo: da domani una dieta equilibrata decisa assieme alle famiglie), Alfredo e Stefania spiegano a grandi linee ai bambini lo scopo di questo "esperimento".
Il giovane ricercatore prende la parola per primo: -Come tutti voi sapete, tutte le volte che sono venuti degli esseri da altre galassie, ci hanno soprattutto lasciato dei segnali. Messaggi, scritti nelle lingue terrestri. Messaggi scritti con i caratteri terrestri, ma con una sintassi, un'ortografia e una grammatica ben precise...
-Il nostro esperimento- continua la scienzata, -vuole dimostrare che è possibile imparare la sintassi e la grammatica tipica delle razze extraterrestri più pericolose, pur essendo dei comuni terrestri.
-Questo, riteniamo, in qualche modo dovrebbe favorire e migliorare il contatto con le forme di vita aliena.
I bambini annuiscono convinti, e seguono le spiegazioni con interesse nonostante l'orario sia abbondantemente vicino alla mezzanotte.
Per evitare alcune implicazioni anche legislative il reality non è a la "Grande Fratello" e pertanto il reality viene registrato e le parti salienti vengono trasmesse in differita. Non ci sono telecamere in bagno, ad esempio. Alla coppia di ricercatori si affiancano alcuni stagisti ed altri ricercatori, in un team che compie un lavoro eccellente e i primi sei giorni scorrono tranquilli ed efficaci. Anna, Luca e Massimiliano collaborano di buon grado, accettano persino di indossare i vestiti offerti dagli sponsor; certo: Anna appare solare quando va a dormire indossando il pigiama delle fatine colorate, mentre i due bambini non sembrano particolarmente a loro agio con le magliette dello stesso tema, ma in realtà tutto scorre in secondo piano data la velocità di apprendimento durante la trasmissione. In particolare i tre, che dimostrano capacità logiche fuori dal comune, tanto da giustificare gli incredibili risultati ai test MENSA, sembrano far sperare bene sul risultato dell'esperimento.
Stefania, tra l'altro, è quella che nel tempo appare più speranzosa visto il terribile precedente che ha vissuto.
L'alba del settimo giorno dall'inizio dell'esperimento tutto sembrava normale.
Alfredo esce silenziosamente dalla casa in maglietta e pantaloncini e comincia la giornata con un'oretta di jogging attorno al percorso interno di Cinecittà. Rientrando poi verso le sei e un quarto in casa, prossimo a fare una doccia, nota la luce accesa nello studio.
Entrando lentamente, mentre si chiede il motivo della luce accesa, apre la porta accostata e si avvicina alla lavagna, su cui c'è scritto qualcosa. Dietro di lui giunge decisa la voce di Stefania: -Anna si è alzata all'alba, per andare in bagno, ma poi è entrata qui nello studio, e io l'ho seguita silenziosamente. La ho vista prendere il gessetto, cancellare la lavagna e scrivere. Ed ho capito. Ho capito che ci siamo sbagliati. Ho capito che quello che facciamo è sbagliato ma, soprattutto, ho capito che non è quello che sembra. Perché ora so come ha fatto a ottenere il 100% al test del MENSA.
Alfredo la guarda preoccupato: la donna tiene in mano un grosso coltello insanguinato. -Di cosa stai parlando?
Mentre percorre lentamente il breve percorso che lo separa dalla scienziata, e comincia a notare la chiazza rossa crescente sul pavimento.
E poi la vede. Anna è riversa a terra. Nella pozza di sangue. Sulla schiena varie ferite. Sul volto, vicino al pavimento, un'espressione sconvolta, fermata da almeno sei pugnalate alla schiena.
-L'ho vista. Era andata in bagno- continua a ripetere meccanicamente la scienziata, quasi a volersi dare una giustificazione da sola -ma poi è venuta qui... e ha scritto quello sulla lavagna... è la stessa calligrafia... è lo stesso linguaggio... è un'aliena, Alfredo. È una di loro, ne sono certa, e non potevo lasciarla in vita. Dovevo farlo, la legge Zimonta mi chiedeva di farlo, per forza...
I tecnici di studio entrano silenziosamente nella stanza, le prendono dalla mano il coltello e la allontanano lentamente, mentre lei in lacrime continua a ripetere solo che doveva farlo.
Finalmente Alfredo si gira e guarda la lavagna, su cui campeggia a caratteri dalla dimensione non indifferente il messaggio di Anna: "VOGLIO TORNARE DALLA MIA MAMMA"