[Non è un racconto: questa è verità, signori]
Mia nonna e mio nonno si erano trasferiti in Ortigia (dalla casa di Spinagallo) da neanche una settimana.La casa e il terreno di Spinagallo erano stati venduti ai Campisi, da notare che mio nonno, sofferente di reni, aveva ottimi benefici dall'acqua della trivella di quel terreno, ed aveva chiesto a Campisi il permesso di venire una volta alla settimana per recuperare l'acqua della trivella, a cui il nuovo proprietario aveva risposto semplicemente: "Signor Tuccitto, lei qui è il padrone, e se vuole venire a prendere l'acqua, o la frutta, o ciò di cui avesse bisogno, non deve chiedere il permesso a nessuno: venga e si serva pure!".
Comunque torniamo in Ortigia. In via Mirabella, sotto l'arcata d'ingresso, c'erano diversi appartamenti, e quello laterale era divenuto di proprietà dei miei nonni. Stiamo parlando della meta' degli anni '50 (mio padre, del '41, era appena quindicenne) e di una casa dove i nonni sono rimasti fino al 1963, quando si trasferirono dapprima in una specie di topaia in una laterale del viale Tunisi [dove un piccolo incidente con la macchina del nonno, incastonata nel fango & nello sterro con necessita' di estrarla fuori tirandola con una mula (ai tempi viale Tunisi e le laterali non erano manco asfaltate...) lo fece desistere: "E che dobbiamo fare 'sta camurria ogni mattina?" (-: ], e poi in via Grotta Santa, ultima casa di entrambi.
Via Mirabella ricade nel quartiere ortigiano della Spirduta (Sperduta), ma sull'orlo esatto fra la Spirduta stessa e la Raziedda (Graziella): il quartiere arabo.
E arriviamo proprio più o meno alla seconda settimana da quando la famiglia si è trasferita in quella nuova casa. Quasi tutti i bagagli sono disfatti ma resta ancora qualche valigia, qualche scatolone ed un po' di confusione. Mio zio quella sera è fuori casa, per cui ci sono solo mio nonno, mia nonna (dormono in stanze separate, come era costume negli anni '50) e mio padre.
Mio padre sta dormendo nella sua camera. Sente un rumore, una strana sensazione. E si sveglia. E non appena si sveglia, lo vede.
Vede il Saraceno.
Il gigante è seduto ai piedi del letto, e gli tiene ferme le gambe. Mio padre lo guarda. Lui lo guarda di rimando con occhi iniettati di sangue, ma con distacco.
Mio padre si divincola con difficoltà, si fionda fuori dalla camera da letto e sveglia suo padre (mio nonno). I due ritornano in camera da letto, ma non c'è nessuno. Mio nonno dice a mio padre che sicuramente si è trattato di un incubo. Però mio padre si rende conto (e fa notare al nonno) che le coperte ai piedi del letto sono smosse proprio come se ci fosse stato qualcuno seduto sopra. Mio nonno resta comunque irremovibile: etichetta il fatto come un incubo, e una mera impressione le coperte sul letto.
Si sveglia mia nonna, e anche lei bolla il fatto come un incubo, per cui i tre tornano semplicemente a dormire.
A questo punto passano due giorni. E dopo questi due giorni succede una cosa: mio padre ha sentito parlare del Saraceno che sarebbe stato visto nel tempo anche in altre case della Graziella. Si dice che sia il fantasma di un soldato arabo sepolto nell'ipogeo sotto Ortigia e che sta cercando la sua pace, e ne ha parlato in famiglia. La nonna, timorata di Dio, chiede di poter almeno far ri-benedire la casa dal prelato della chiesa del Carmine. Mio nonno invece bolla questi fatti come inutili superstizioni, tuttavia...
... dopo quel secondo giorno (e dopo aver concesso al prete di ribenedire la casa), dicendo semplicemente che si sentiva più comodo, e tagliando ogni volta il discorso su quel punto, restando irremovibile su quanto accaduto a mio padre (un incubo e nulla più), per i successivi nove anni in cui i miei nonni hanno abitato in via Mirabella, ogni sera mio nonno tirava la rete del letto fuori dalla camera, dormendo in corridoio, e ogni mattina appena svegliato la rimetteva in camera, come se niente fosse. Sistematicamente tutte le sere, pure se era mezzo febbricitante. Mio nonno ha trascorso nove interi e lunghi anni senza mai dormire nella sua camera da letto di via Mirabella.
Io ho girato molto per Ortigia. Ho parlato molto con i più anziani ortigiani, soprattutto i "Razieddari", e sino almeno ai primi anni '80 diversi altri hanno ammesso, senza bisogno di essere imboccati, di aver visto il Saraceno.
Le testimonianze coincidono: è un "gigante" (alto almeno due metri, due possenti spalle muscolose), spesso è stato visto in camera da letto ed impegnato a tenere i piedi di qualcuno di casa, oppure nel corridoio di casa che girava. Corrispondono le descrizioni dei suoi vestiti: un paio di pantaloni ampi e vaporosi, sporchi di sangue. Una casacca sul torace nudo e muscoloso, due possenti braccia, abbronzato, una scimitarra arrugginita tenuta al fianco e infilata ad una specie di cintura a nastro, un turbante ingiallito e macchiato infilato sulla testa.
Corrispondono le descrizioni dei suoi occhi, del suo sguardo che sembra carico d'odio, eppure che da l'impressione di non avercela con la persona che lo sta vedendo.
E corrisponde la descrizione delle sue mani, callose, consumate, sporche. La descrizione della stretta alla base delle caviglie, attraverso le coperte.
Insomma: mio padre (e con buona probabilità anche mio nonno) sono stati anche loro testimoni di questo inspiegabile fenomeno che si unisce alla magia di Ortigia.
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