Sono in viale Teracati, sto camminando sul marciapiede in mezzo ad una popolazione, quando all'improvviso un ragazzetto di forse 22 anni, classico carnesvizzerino mazzarronese [pochi capelli biondi a spazzola, qualche efelide, vestito con una camicia rossa a strisce bianco-argentate (una di quelle cose che trovi al mercato a due euro, ma che lui si sara' preso in qualche boutique lasciandogli dentro almeno 200 euro)], mi si fionda addosso e mi invita a stare piu' attento.
Mi scuso, e mi sposto verso sinistra per andare avanti, ma questo mi mette le mani sulle spalle.
Tizio: "E ti pare che basta questo per scusarsi?"
Io: (lo guardo con curiosita') "Che cosa vuoi, scusa?"
Mi punta e mi sputa in faccia. Non riesco ad evitare la scaracchiata, ma subito dopo reagisco (grazie ai ricordi di anni e anni di judo) con un Uki-Goshi da manuale, riuscendo a spiattellare il cretino in terra dopo avergli anche affibbiato un colpo secco col fianco dritto sui gioielli di famiglia, poi mi stendo su di esso e lo tengo bloccato, mentre un'auto della polizia si avvicina. Un segno ai due agenti a bordo della volante, e l'auto si ferma a bordo strada. Ne escono i due agenti (uhm, e' come se uno mi ricordasse qualcuno, sorride quasi come Philippe...) e senza battere ciglio ammanettano il ragazzo che tengo schiacciato in terra e che dal momento in cui ha visto l'auto della polizia non sta piu' emettendo un fiato. Chiedo ad uno dei due agenti se ha bisogno dei miei dati, della denuncia etc., ma lui prima mi invita ad andare nel bagno del bar poco di fronte a noi per darmi una sciacquata. Dopo averlo fatto esco e trovo i due che risalgono in macchina con il ragazzo ora mogio mogio seduto sul sedile posteriore. Uno dei due agenti si prende il mio numero di telefono e il mio nome e mi dice che mi faranno sapere quanto prima. Quindi continuo la mia passeggiata e giungo a casa [in realta' mi vedo continuare la passeggiata e, dopo una specie di "dissolvenza" mi vedo aprire la porta di casa]. C'e' molto disordine a casa, come se fossi appena rientrato da un viaggio: valigie e vestiti un po' dovunque, persino alcuni dei miei orsetti sono ammonticchiati sul divano del salone.
La giornata non e' delle migliori: il cielo e' nuvoloso e promette di piovere. Raggiungo la mia camera da letto, dove la finestra e' aperta e la serranda e' quasi del tutto alzata. Chiudo la finestra e abbasso la serranda, mi giro verso il letto dove noto un po' di carte che so mi servono. Sono accanto a Philippe, Gerhard e Ivano che sono tranquilli sul letto. Ma noto tuttavia che c'e' un po' troppa luce. Mi giro di nuovo indietro e noto che la serranda e' bellamente alzata al punto in cui era prima.
Agrotto le sopracciglia, poi ri-abbasso la serranda, e mi dirigo verso la porta della camera da letto, dal lato opposto rispetto alla finestra.
Di nuovo c'e' molta illuminazione, per cui mi giro nuovamente e vedo ancora la serranda bellamente alzata, come se non l'avessi toccata. Sbuffo, guardo l'ora sapendo di essere in ritardo per andare in questura, e noto che porto un'orologio digitale (che non ho mai visto), il quale fa le 9:20 del mattino. Entro in stanza da letto, ma sento come qualcosa che non va, e mi dirigo fuori a passo svelto. Sul corridoio, in terra davanti alla porta del ripostiglio, c'e' Ivano. Mi chiedo al volo che cosa ci faccia li', per terra, ma capisco che ho bisogno di un'arma, per cui ritorno in salone e annuncio: "Simon, ho bisogno di te!"
Simon mi guarda, in realta' e' lui, ma mi appare di dimensioni superiori persino a Peter. Appena ho prounciato il suo nome ha allargato il suo sorriso, in silenzio. Lo prendo, e ritorno in camera da letto: Ivano e' tornato a dormire sul letto e non appena appoggio Simon sul letto, noto un'oscurita' non indifferente: mi giro e vedo che, finalmente, la serranda e' abbassata; non sento piu' una strana atmosfera intorno a me. ((-:
Mi sveglio: butto un occhio alla proiezione della sveglietta: sono approssimativamente le tre di notte. Arruffo con delicatezza la testolina di Philippe, che sta ronfando sotto il mio braccio, poi mi giro e mi riaddormento.
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