mercoledì 31 marzo 2010

Google ricerca immagini e SafeSearch

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"SafeSearch? Naaa, non serve, tanto BigG non indicizza immagini porno"

Uhm, SafeSearch sulle mie impostazioni è disattivato, quindi chissene. Dunque, per quella slide che mi ha chiesto Tizio ci vuole un'immagine carina. Ma vediamo se trovo un'orsacchiotta di peluche in gonna e fiocchetto rosa sulle orecchie. Cosa si cerca su Google Immagini? Ovvio "teddybear skirt".
Ora, quello che intendevo io si trova fra i primi risultati, ed è l'immagine che vede alla vostra sinistra.
Semplice, oserei dire persino efficace, e volendo potrei fermare la ricerca qui.
Ma no... ma prima vediamo se per caso qualche altra immagine può stuzzicare un po' di più la mia immaginazione (devo fare altre sei slide), o che possibilmente sta meglio con la veste grafica della slide, e tante belle menate gratuite a piacimento: alla fine quando ho pensato alla ricerca, mentre guardavo le immagini che venivano è anche venuta fuori la mia anima di plantigradofilo, per cui qualche immagine di orsacchiotti di peluche mi fa sempre rilassare un po'.
Il punto è però un altro.
Questa tipetta in tutù vi viene fuori nella prima pagina della risposta alla ricerca "teddybear skirt" [aka: "orsacchiotto in gonna", anche perché non so bene come puntare al femminile in inglese... she teddy, forse? (-: ], ma dato che sto continuando a cercare, clicko semplicemente su "Avanti" e vado alla seconda pagina dei risultati.
Ed ecco che in mezzo a formine da biscotti, interno di teddy-bear-shop e peluche in abiti vittoriani, mi casca l'occhio su un'immagine.
La didascalia spiega molto laconicamente solo "plays with her teddy" e il link al sito http://russianteensclub.qualcosa... mi fa capire che decisamente sono entrato nella strada sbagliata.
E si, in effetti c'è la gonna, e c'è anche l'orsacchiotto... e c'è anche una tipa che gioca col peluche (-:

... ma c'è anche un consiglio spassionato: da oggi soprattutto se avete figli piccoli che usano il PC e internet usate il filtro SafeSearch nella ricerca immagini di Google, perché come vedete a imbattersi in scene dal contenuto esplicito pure cercando cose innocenti non è così difficile come possa sembrare.
E se ancora non mi credete, provate a fare qualche ricerca col SafeSearch disattivato, di qualunque cazzata a piacere, e scoprirete come è vera la teoria che qualunque argomento si possa ricercare su internet, ci sono almeno cinque siti osè che rispondono alle caratteristiche richieste. (-:

venerdì 26 marzo 2010

C'è un po' d'Italia anche a Auckland?

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Compro spesso su e-bay.
Compro ogni genere di piccolo gadget, che mi torna utile in moltissime situazioni.
Ultimamente, girando su e-bay, trovo un venditore italiano, con il prodotto che mi interessa dichiarato venire dall'Italia, a un prezzo più che accettabile.
"Vabè, dai. Manco a cercare lo stesso affare scrauso a 3 euro a Hong Kong che ci mette due mesi ad arrivare; fai l'ordine: tac! paga subito con paypal: tac!".
E a questo punto passano dei giorni. Molti giorni. Troppi giorni. Contatto il venditore ma non ottengo nessuna risposta. Passano ancora dei giorni, e finalmente ieri arriva una busta dalla NUOVA ZELANDA.
"Dalla Nuova Zelanda? Ma io non ho ordinato nulla dalla Nuova Zelanda..."
Niente? Altro che niente: proprio l'oggetto che avevo ordinato!
Ricontrollo l'inserzione. "Luogo in cui si trova l'oggetto: ITALIA". Cerco i dati sul venditore, e il venditore è di Hong Kong.
Mi dispiace amico, ma questo è prendermi in giro: a questo punto cercavo direttamente a Hong Kong: tu non puoi dirmi che spedisci dall'Italia con posta prioritaria quando invece il pacco gira mezzo mondo.

Feedback neutro (no, per rilasciarlo negativo devono scomparire oggetto e danari, sono onesto in questo), e dalla busta mi salta fuori persino un bell'avviso, in cui questo bravo tomo dopo avermi preso in giro per la spedizione, mi prende in giro ANCHE sulla valutazione.
No, gioia bella. Cinque stelle te le sogni, e le stronzate che mi dici sulla possibilità che e-bay ti faccia pagare di più in caso di valutazioni inferiori alle cinque stelle... ma a chi? Ma dove? Ma per favore...

I miei 90 feedback positivi me li sono guadagnati facendo la persona seria, onesta e affidabile. Mi aspetto la stessa cosa da parte dei venditori!

martedì 23 marzo 2010

Quando proprio non vogliono capire...

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Frammenti di un e-mail che ho inviato un paio d'anni fa ai titolari di un sito web (dominio ".it") che avevano pensato di fare cosa gradita nel farmi giungere in posta elettronica la loro newsletter e quella di qualche loro partner, senza avermi chiesto nulla.
universitas@gXXXXXXXXXXXa.it ha detto: in data 27/02/2007 7.26:
> OGGETTO: trattamento dati personali
>
> Alla cortese attenzione di Mirko Tuccitto.
>
> Ai sensi del D.Lgs. 196/03 sul trattamento dei dati personali (art. 7), rispondiamo
> alla sua e-mail del 22 febbraio 2007.

> Essendo Ella uno scrittore, il suo nome e' presente in piu' siti Internet
> e blog specificamente dedicati al settore artistico e culturale, e il suo
> indirizzo di posta elettronica e' conoscibile in rete. In ragione di cio',
> le abbiamo inoltrato una e-mail informativa sulla nostra attivita' culturale
> non profit, in conformita' al principio espresso dal Garante per la Protezione
> dei Dati Personali secondo cui la disponibilita' degli indirizzi di posta
> elettronica reperibili su Internet va rapportata alle finalita' per le quali
> gli stessi vi sono stati pubblicati (decisione 25 settembre 2003).

Sono spiacente di ricordarVi che quanto state dichiarando e' palesemente in violazione di tale normativa, ci tengo a ricordarVi infatti che secondo l'allegato tecnico in materia di trattamento dei dati personali: "La disponibilita' pubblica di un indirizzo di posta elettronica non implica automaticamente la disponibilita' a ricevere comunicazioni non richieste."

Premesso e preso atto del fatto che la mia casella di posta elettronica e' presente sia sul mio sito istituzionale che su quello della casa editrice Lulu.com (e - almeno per quanto mi risulta, in nessun altro luogo, poiche' blog ed altri siti/gruppi di discussione che frequento o utilizzo hanno dedicata un'altra casella di e-mail totalmente differente), in entrambi i siti si fa divieto esplicito (dunque: http://www.uibbs2.com/legal, "Si segnala inoltre che è fatto divieto di utilizzare gli indirizzi di e-mail presenti su questo sito allo scopo di inviare materiale pubblicitario o promozionale, i trasgressori saranno puniti ai sensi di quanto previsto dal d.l. 196/2003 in materia di protezione dei dati personali.", e poi ancora: http://www.lulu.com/help/index.php?fSymbol=privacy_pledge "forniamo i dati a partner fidati che lavorano per conto di o con Lulu sotto degli accordi di riservatezza. Queste aziende possono usare i tuoi dati personali per aiutare Lulu a comunicare con te. Tuttavia, queste aziende non hanno diritto a condividere questi dati, né hanno il diritto di contattarti per questioni che non concernono Lulu. Lulu non condivide i suoi dati con terze parti;", e ancora http://www.lulu.com/about/member_agreement.php "You also may not use Personal Data about other Lulu Users in a way that is inconsistent with Lulu's Garanzia della privacy") di fare uso dei dati disponibili allo scopo di inviare qualsivoglia comunicazione di tipo promozionale.

Nel ringraziarVi per aver operato con solerzia la cancellazione dell'indirizzo dai Vostri archivi, devo comunque segnalarvi che questa (a memoria di Mozilla Thunderbird) era stata addirittura la *settima* comunicazione fra settembre 2006 e febbraio 2007 (pertanto non mi avete "inviato *una* email informativa della [etc...]") e devo inoltre ricordarVi che la Vostra risposta ha coperto _solo_ _in_ _parte_ i miei dubbi.
In particolare Vi prego di volermi indicare se il mio indirizzo di posta elettronica sia stato desunto da un sito e/o blog al di fuori dei due siti istituzionali citati, e comunque di citare _chiaramente_ la fonte o le fonti dello stesso e gli estremi dell'informativa da me firmata che autorizza Voi od un'azienda al di sopra di Voi a detenere ed utilizzare i dati inerenti la mia casella di posta elettronica.

In attesa di un Vostro cortese riscontro, e certo che questo incidente sia chiuso o comunque sulla strada della chiusura "amichevole", pongo distinti saluti.

--
Saluti/Greetings/Regards
 Grizzly aka Mirko Tuccitto
 CEO - Undefined Illusion BBS
 12A, via Monteforte - 96100 Siracusa IT
 tel/fax/mob +39 [0 or 3]-931.702.385
 ~Messaggio sottoposto a Licenza CC by-nc-nd 2.5~
Io non sono nato ieri, purtroppo per molti. (-:

giovedì 18 marzo 2010

L'ipocrisia delle piccole cose

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Quando ho scelto di percorrere la strada del volontario di protezione civile. Proprio all'inizio, dico, quando avevo quindici-sedici anni e un baracchino CB, con la concessione a me per mezzo di mia madre dato che ero minorenne. Quel periodo lì, il 1991/1992.
Mi riferisco a quel periodo lì. Quando conobbi prima "il primo dei B." quale presidente dell'associazione FIR-CB che poi passò sotto l'egida di FT1.
Proprio allora. Avete presente? Quando Siracusa era fresca di terremoto, e ancora in giro si vedevano i container dei terremotati.
Parlo di quel periodo lì. Ma forse prima ancora, parlo di quando ho intrapreso la strada dello scoutismo, cercando di intraprendere una via. Ma se dovessi parlare di quello, dovrei tornare indietro sin dai miei nove-dieci anni, quando il Siracusa Secondo aveva sede in via dell'Olimpiade. Dovrei parlare della meta' degli anni '80, quando forse lo scoutismo cominciava ad essere "di moda", ma soprattutto quel periodo in cui gli scout avevano abbondantemente dimostrato di funzionare molto meglio di altri sistemi di soccorso sul territorio, quando stavano facendo vedere a tutto il mondo che forse quel pittoresco baronetto, dopotutto, aveva visto giusto.
Ma sto divagando. Dicevo: quando ho scelto di percorrere la strada del volontario di protezione civile.
In quel momento storico che è fissato, con un bel chiodo, in mezzo alla mia vita, sono cambiate alcune cose.
Mi sono preparato con il cuore e con il fisico ad alzarmi le maniche, e a mettermi a disposizione degli altri non per un tornaconto, ma per una soddisfazione personale. La soddisfazione di aver fatto del mio meglio per lasciare ai miei successori un mondo migliore, anche solo in un puntino. D'altronde ogni lungo viaggio comincia sempre con un singolo passo.
Ora. Quando ho fatto la scelta di percorrere quella strada, l'ho fatto anche ma non solo per lo spirito del mio animo, forse nobile, forse legato piuttosto al bisogno di non trincerarmi dietro l'ipocrisia di chi si commuove davanti alle immagini del telegiornale e poi si gira dall'altra parte a fumarsi una sigaretta come se niente fosse.
Eppure i motivi che spingono le persone a diventare volontari di protezione civile sono i più disparati, e io non sono nessuno per dire se i loro motivi siano migliori o peggiori dei miei, anzi, al contrario a guardare bene non sono neppure sicuro che i miei motivi per fare quello che faccio siano effettivamente validi. Mentre ero in Abruzzo a lavorare per il campo mi ha chiamato qualche cliente. Sapere che ero nell'Aquilano a movimentare un magazzino alimentare e ripulire una cucina da campo ha fatto cambiare idea su di me a moltissime persone. Ma io non l'ho fatto perché Tizio o Caio si facessero qualche idea più o meno errata su di me.
Io da quando ho fatto la scelta di diventare un volontario di protezione civile, da quando ho scelto di entrare in un'associazione e rendermi utile nei confronti degli altri, fosse anche non per fare la "protezione civile" in sé stessa, ma magari solo per rendere la mia opera nei confronti di un'associazione, l'ho fatto per portare la mia opera agli altri, non per portare notorietà e/o pubblicità a me o a chi mi stava intorno.
Il lavoro è una cosa, il volontariato un'altra, e le due cose non devono miscelarsi.
Per questo nel passato ho avuto accesi dibattiti con le due associazioni che ho frequentato, e per questo ho abbandonato nel passato la strada della protezione civile: il passaggio da aiuto a ipocrisia purtroppo in questi frangenti è breve, specie in questa regione dove sembra che tutti siano abituati a fare le cose, come si suol dire, "a sugo di mafia".
Pensavo che le cose fossero cambiate. Pensavo sinceramente che le idee portate in comune con tutti funzionassero sul serio. Ma di nuovo, per l'ennesima volta, mi sono dovuto ricredere. Di nuovo io devo vedere i miei sogni più importanti sulla solidarietà che si scontrano con il bisogno di protagonismo di pochi. Di nuovo scopro l'ipocrisia che già conoscevo: quella di chi in assemblea ci insegna a rispettare i grandi valori quali scuola, lavoro, famiglia, e che poi quando c'è da tirare le somme non ha remore a criticarmi perché sto mettendo il mio lavoro o la mia famiglia davanti all'associazione.
Di nuovo l'ipocrisia di chi ha bisogno della collaborazione di tanti volontari solo per poter fare bella figura con l'organizzazione, a scapito della figura quantomai barbina con i volontari. Di chi sa solo comandare e, messo di fronte a qualcuno che sa ANCHE ragionare con la sua testa, cerca di sottometterlo lo stesso: una testa in grado di ragionare potrebbe anche far aprire gli occhi e far vedere quanto schifo si sta creando.
Perché questo è rimasto: lo schifo. Mi sento schifato. Mi passa la voglia di essere un volontario. Ma seguirò il consiglio del mio collega Maurizio: continuerò a fare la protezione civile, continuerò a fare il volontario per aiutare chi sta soffrendo, ma sarà molto difficile che io faccia altro, perché di fronte a persone che hanno tanto bisogno di aiuto, ci sono persone che avrebbero solo bisogno di una ripassata di papagni a due a due finché fanno dispari, e io sono una persona di indole particolarmente non-violenta. L'unico dispiacere che mi resta nel cuore è che non so quanti nella mia stessa situazione avrebbero il coraggio di continuare, anziché mandare affanculo chi se lo merita per chiudere l'esperienza per restare solo con il proverbiale pugno di mosche in mano. Continuerò, perché prima di tutto sono uno scout, e fedele alle parole di B.-P. voglio poter cambiare nel mondo quella virgola che magari sarà il punto da cui i miei figli, e i figli dei miei figli, potranno continuare verso la strada del miglioramento del mondo.
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AGGIORNAMENTO - 1 giugno 2010 - E se pensate che l'ipocrisia sia poca, leggete anche questo!

martedì 16 marzo 2010

Benvenuti in "Rivoira"

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Questo è un racconto che ho scritto all'inizio del 1995. Un racconto che non sono mai riuscito a completare, forse perché non mi aveva mai convinto. Ve lo offro così come lo ho conservato per tanti anni.

La targhetta sulla porta parlava chiaro: "Fam. Clementi"; il posto era quello, sicuramente.
Samuele, 24 anni, era in casa, entrando non potei fare a meno di notare che tutti gli stipiti delle porte erano segnati ad una certa altezza: segno inconfondibile lasciato dal copriruota della sedia a rotelle.
Certo non mi faceva piacere sapere che uno dei miei utenti piu' assidui era un paraplegico. Ma in un certo senso per me non faceva differenza.
"Mark Twain"... beh, gia'. Il suo pseudo non poteva che venire dal suo nome: "Samuele Clementi", come "Samuel L. Clemens...". Una volta glielo chiesi, e mi rispose che si', erano i suoi ad apprezzare Mark Twain come scrittore e ad avergli appioppato il nome Samuele.
Samuele era in camera sua che mi aspettava. Emanava una vitalita' incredibile, e nonostante la posizione forzatamente seduta, era comunque molto vivace ed in continuo movimento. Non riuscivo a parlargli senza che lui andasse avanti e indietro per la stanza, mi faceva pure innervosire...
"Oh, io solo cosi' posso muovermi, che vuoi? Sopporta in silenzio!", mi rispondeva sempre, sorridendo.
Ricordo quando lo ho conosciuto la prima volta. Non sapeva nulla di BBS, di modem e di telecomunicazioni. Non sapeva nulla di fidonet o di internet, non sapeva neppure molto sui computer, pero' gli sarebbe piaciuto imparare di piu'.
Non so come, ero riuscito ad inculcargli quel sentimento di amore e rispetto per il computer che ho anche io. Ed in modo incredibile: aveva un 286 con un hard disk da 80 mega, un modemmino a 9600 interno, e si sentiva in paradiso.
Ma la cosa piu' assurda era la velocita' con cui imparava le cose. In una sola settimana di spiegazioni, era in grado di smontare e rimontare un computer con la naturalezza con cui si toglie il cappuccio ad una penna.
E poi la sua camera era un mondo veramente incredibile. Spiccavano i quattro telefoni: uno sulla scrivania, uno sulla parete vicino alla porta, uno sul comodino ed uno vicino all'armadio: "Cosi' posso rispondere sempre e dovunque" mi aveva detto.
Gia' mi aveva stupito l'aver saputo che tutte e quattro le prese telefoniche le aveva montate lui, e che il passaggio del filo fino alla sua camera lo aveva fatto suo padre sotto la sua guida e le sue indicazioni...
E poi tutta la roba di scarto... vecchi telefoni, vecchi giocattoli, componenti elettroniche sparse... sembrava il negozio di un rigattiere, ma nonostante il disordine, lo ammiravo: mi piaceva la sua stanza.
Il miglior regalo che gli potei fare fu, pero', il terminalino videotel guasto che avevo trovato alla sip, comprato a 10 mila lire. Mi ricordo che lo aveva aperto e si era subito reso conto dei guasti... beh in due minuti o giu' di li era riuscito ad aggiustarlo, a forgiarne un cavo e a collegarsi per provarlo.
Si abbono' al videotel e, per un po' di tempo, comincio' a frequentare di meno il bbs. Un giorno, entrando in una messageria itapac, lo trovai li, intento a parlare con due o tre persone di come si fornisce un servizio su videotel, stando a quel poco che mi disse.
Quando finalmente ero giunto nella sua nuova casa, mi aveva detto qual'era la sua idea: diventare sysop di una messaggeria videotel.
"Non ci vuole molto: mi basta il 286 con il dos, un modem particolare per collegarmi al pad centrale, e poi un software apposito, come CEPT Commander."
Ero sconvolto. Sapeva gia' tutto ed era pronto a farlo, anche perche' cosi' poteva guadagnare dei soldi utili a pagarsi spese mediche od altro.
"E il tuo problema?" gli chiesi, preoccupato.
"Nessuno, fino ad ora, si e' mai accorto, in rete, che io sono sulla carrozzella, nessuno se ne accorgera dopo. Non sai quello che c'e' dietro la tastiera, lo puoi solo immaginare."
E mi invito' a partecipare al "gioco". Installammo la scheda gate della Saritel e poi per due giorni, assieme, combattemmo con il CEPT Commander per installarlo in maniera decente e per rendere la messaggeria un mondo vivibile. "Rivoira". Che nome! Era derivato da un segnale turistico scritto male e consumato. E nacque la messaggeria Rivoira, in prestel, alla pagina *16481# di videotel. Non me lo posso dimenticare quel numero. Furono tanti gli utenti che ci passarono dentro.
Samuele aveva dovuto trovare un ufficio dove mettere il sistema, perche' non era possibile tenerlo in casa, ma era stato fortunato, dato che aveva ottenuto in commodato gratuito, dal condominio, l'ex ufficio, ormai in disuso, della portineria.
Abitando in pianterreno doveva solo spostarsi da una porta ad un altra, e lo faceva tranquillamente piu' volte al giorno. Aveva messo un doppino telefonico dall'ufficio verso casa, e poi aveva comprato un centralino, alche' i suoi potevano chiamarlo da casa senza dover uscire, magari solo per chiedergli se contava di arrivare a pranzo subito o dopo un po'.
In breve quell'ufficio era diventato la sua nuova sede. Era apparso un nuovo ordine in camera da letto, e tutta la roba piu' assurda era stata spostata nell'ufficio.
Da li' con una telefonata ad un numero verde, collegava il computer alla porta, e poi restava li, in attesa delle chiamate, che giungevano spesso numerose. Non solo perche' il sistema era a basso costo (800 lire a collegamento, e basta), ma anche perche' era abbastanza innovativo per il periodo. Mi colpivano peraltro le schermate prestel di incredibile bellezza che Samuele riusciva a creare in pochissimi minuti, anche restando on line. Aveva imparato tutto lo standard prestel a memoria in pochissimi giorni, ed era riuscito a farci di tutto.
Lo ammiravo, aveva una grande forza d'animo, veramente grande.
Due anni. Riusci' ad andare avanti per due anni. Nemmeno io ci riuscii, e dovetti chiudere il bbs. Chiuderlo perche' mi ero entusiasmato di Rivoira, ero pieno di quella messaggeria, ormai l'avevo presa a cuore anche io.
Dopo due anni e rotti dall'inizio, chiuse. Non perche' aveva avuto problemi finanziari o legali, non perche' non frequentavano piu' il sistema (Che continuava ad essere sulla cresta dell'onda); non aveva voluto dirmi il motivo al telefono.
"Questa decisione e' maturata dopo mesi di riflessioni e di notti collegato... Vorrei parlartene di persona."
Samuele da quando aveva aperto la messaggeria, aveva cominciato una vita nuova: non dando piu' troppo peso al suo problema aveva cominciato ad uscire di casa e a girare per la citta'. Si era fatto molti amici, ma nonostante tutto il fatto di tenere la messaggeria lo teneva segreto. Diceva di si', la conosceva, ma non aveva idea di chi fosse il sysop o di dove fosse.
Era stato un buon affare: aveva guadagnato molti soldi grazie a questa attivita'.
Superata l'ultima porta, lo trovai in camera, intento a rimontare il pc sulla scrivania.
"Ciao, allora, dimmi. Spiegami un po' il perche' di questa tua decisione..."
Dopo un po' di incertezza, comincio' a raccontarmi tutto, ma proprio tutto, partendo dall'inizio.

"Come tu ben saprai, su Rivoira e' passato ogni tipo di utente, dal videoteliota appena abbonato all'hacker piu' duro che distribuiva password videotel... certo, molte persone erano piu' o meno normali hobbisti. Pero' non hai potuto vedere o seguire certe situazioni delle quali mi sono occupato io. La prima volta e' stata pochi mesi fa. Era notte, le tre passate credo, ed eravamo io ed altri due utenti. Un ragazzo ed una ragazza, due fidanzati di modena. La ragazza stava insultando il ragazzo, che cercava di difendersi come meglio poteva. Ho fatto da paciere, fra entrambi. Due ore e' durato. Mi sentivo stanco, ma alla fine sono riuscito a farli reincontrare, e poi hanno ricominciato a scambiarsi messaggi amorosi. Poi c'e' stata la volta del gay che veniva preso in giro pesantemente da alcuni utenti. Ho cercato di ristabilire la situazione, ma andava sempre peggio, alche' alla fine ho cominciato a buttare fuori chi si comportava male. Pero' e' stato molto duro, farlo. Io non sarei mai voluto arrivare al punto di comportarmi con tanta violenza. Infatti non e' durato: quella sera stessa ho spento... E ancora quella del gruppetto che si divertiva a confondere i nuovi utenti e quelli poco pratici, o quelli che gli dicevano di comandi riservati... Quella volta che hanno scoperto come buttare fuori, da remoto, gli altri utenti. Un giorno sono cominciate anche a girare voci poco edificanti sul mio conto... E poi quante volte ho visto hackers che si passavano password videotel? Quante volte ho visto girare informazioni riservate su videotel e su itapac... Un giorno, era un venerdi', ho visto due utenti che si scambiavano password di videotel, una era la mia password di servizio, e dicevano di combinarmi qualche scherzone alla porta tracciando la linea. Ho fatto cambiare la password e poi ho cominciato ad insospettirmi. Troppe cose sono uscite fuori dalla mia portata... Tutto questo e' stato lungo e duraturo negli anni, pero' una cosa e' successa, in questi giorni, che mi ha sinceramente fatto cambiare idea. In questi anni ho fatto amicizia con una ragazza. "Scoiattolino", la ho conosciuta cosi' per tanto tempo. Mi diceva di essere sola, ho scoperto poi che abitava al Tivoli, praticamente a pochi passi dalla citta'. Ma e' qui il punto. La ho conosciuta meglio. Poi alla fine mi ha detto che voleva conoscermi di persona. Ed ho paura. Paura che mi possa giudicare."

Osservai Samuele interessato: avevo seguito tutto il discorso con attenzione, ma mi venne naturale chiedergli: "E perche' tutta questa paura? Si tratta del tuo problema, forse? Credo che forse, per quanto possa essere dapprima difficile, ti accettera', o c'e' dell'altro?"
Forse qualcosa l'avevo capita. Samuele mi guardo', con i suoi grandi occhi azzurri: "Io mi sono innamorato. Non la conosco di vista, eppure mi sono innamorato. Lei e' una ragazza cosi' dolce, cosi' gentile, cosi' simpatica... Ho paura a confessargli chi... chi sono... veramente, ecco. Come sono, che sono sulla carrozzella... Non riesco ad andare avanti, mi sembra di imbrogliarla, di tradirla, di giocare con i suoi sentimenti... perche'... ho paura... che anche lei... provi qualcosa... per me..."

Nell'ultima parte del discorso Samuele fu piu' lento, la voce si fece piu' cupa e la sua espressione molto triste. Per la prima volta mi resi conto che io lo avevo voluto accettare cosi' com'era, ma che nel mondo non tutti sono come me, non tutti sono disposti ad accettare il prossimo cosi', anche quando esso ha delle grosse limitazioni, dei grossi handycapp...
"Lo sai gia', vero? Fra due giorni ti avranno gia' dimenticato tutti, e si saranno persi dentro i meandri di altri sistemi.", gli dissi, ricordando che cosi' era proprio cominciato tutto: la gente i primi giorni era poca ma poi, con la morte di un'altra messaggeria, tutti quanti si erano riversati li'. Continuavo ad avere in mente due immagini distinte. Una di due mani che battono lentamente sul piccolo tastierino del videotel, un utente qualsiasi che
scrive tutto quello che pensa... Sul monitor le schermate di Rivoira...
L'altra di Samuele, di notte, da solo, circondato dalle sue carabattole, davanti al computer; sul monitor la schermata principale di CEPT Commander, le sue mani (Unico punto di liberta' della sua terribile malattia) veloci sulla tastiera. Un ticchettare continuo ed uniforme, l'espressione serena, che talvolta muta un attimo quando legge un suo messaggio o intercetta qualche sporadico messaggio fra due utenti.
"Cosa conti di fare? Spegnere e dimenticare? Tutto qui?", sapevo che il rimorso della sua coscienza non lo avrebbe lasciato in pace per molto tempo, anche se peraltro mi sembrava cattivo rigirare il coltello nella ferita.
"Come si chiama? Non dirmi che fino ad ora la hai sempre e solo chiamata scoiattolino."
"Silvia...", mi rispose con tono pacato, guardando verso il monitor del computer spento.
"Cosa hai in mente?", mi chiese, mentre mi alzavo ed uscivo dalla stanza.
"Lo vedrai, lo vedrai a suo tempo.", gli dissi, allontanandomi.
La ricerca fu dura, non era facile esaminare il database degli abbonati al Videotel, anzi non era possibile per niente, infatti dovetti andare dalle vie
non troppo ufficiali.
Il mio ex cosysop, "Thy", era la persona che faceva al caso mio.
Quella sera bussavo alla porta di casa sua. "Sipali", classico come cognome. Ma il nome? Non lo avevo mai saputo. Avevo il suo numero di telefono, e mi sarebbe bastata una chiamata al 12 per sapere il suo nome, ma forse non mi interessava: lo avevo sempre chiamato Thy, e lui mi aveva sempre chiamato Cerveza. Nessuno di noi due conosceva il nome dell'altro.
Quando vedevo Thy con gli amici, c'erano momenti che mi chiedevo veramente se almeno lui se lo ricordasse il suo nome: tutti quanti lo chiamavano Thy. Ma forse questo anonimato era necessario: le sue amicizie non erano (Per mia fortuna) tutte quante di alto rango. Qualcuno che potesse curiosare nei database sip c'era sicuramente... E infatti me lo indico', gli parlo', e mi fece avere le informazioni che mi servivano.
Silvia Sidari: sulla strada di Papeo, al Tivoli. La avevo trovata. Ma adesso? Avevo paura. Non sapevo come contattarla. Il peggio pero', venne quando cercai di andare a trovarla.