Una puntata dei Simpson di qualche tempo fa mi incuriosì. La puntata era la 13ma della stagione 19: the debarted.
C'è un inseguimento fra Bart e Donny sotto un pezzo di Celtic Metal molto orecchiabile; e mi sono sempre chiesto quale potrebbe essere il titolo di quel pezzo.
L'altra sera mentre cerco un dvd mi scappa l'occhio sulla pubblicita' del film "the departed", e guardacaso c'è lo stesso brano musicale (devo dire che non avevo fatto caso all'assonanza di puntate), per cui non avendo altro sistema, comincio a cercare in giro.
Cerco la colonna sonora originale del film, ed ecco FINALMENTE QUEL BRANO DEL CAVOLO: "I'm shipping up to Boston"
Il luogo (e lo spazio) dei più pesanti, discutibili e profondi deliri di Grizzly: alcuni di essi potrebbero urtare la sensibilità di chi legge, pertanto le Pagine Oscure sono in secondo piano.
Comunque, come sul Diario di Viaggio sarete ospiti ben graditi.
Pagine importanti
giovedì 21 gennaio 2010
martedì 12 gennaio 2010
Lo studio medico
Non avete idea di quante volte si sono ripetute scene come questa che sto a raccontare. Diciamo tranquillamente due-tre volte alla settimana. O succedono a me, o a mia madre, o a vicini di casa. Tralasciando quella volta che per un vecchio bacucco ultraottantenne che oltre ad aver spalancato il portone stava anche fumando nell'androne, e per il quale furono chiamati i vigili urbani.
Parcheggio la macchina mentre la coppia sta entrando dal portone del palazzo.
Esco dall'auto mentre la coppia è dentro l'androne, quando il marito colto dal famoso lampo di genio(tm) tira indietro il tappeto e blocca il portone aperto.
Passo dal portone lasciato aperto col tappeto, sbuffo un'imprecazione in noneso (e l'ho detto: se impreco in italiano o siculo, ok, ma se impreco in trentino statemi MOOOOOOOOLTO lontani) e tiro via il tappeto lasciando che il portone si richiuda dietro di me, mentre sto per affrontare la breve rampa di scalini che porta all'ascensore.
La moglie si e' seduta sullo scalone laterale, il marito stava per sedersi anche lui (eh, sì: lo studio medico aprirà almeno fra un'ora), ma si ferma e mi guarda con stizza, poi con un tono da padre di famiglia che richiama il figlioletto di cinque anni preso con le mani nella marmellata: "Ma che fai? Il portone lo devi lasciare aperto, che devono entrare i pazienti del medico!"
Alzo lo sguardo e, dopo un secondo, alzo la mano destra con il dito indice ben puntato in alto. Mi sposto verso sinistra parandomigli davanti al naso e guardandolo ben dritto negli occhi, mentre lui sta per riaprire bocca con non dissimile insolenza. Prendo un respiro profondo.
Io: "PRIMO: noi non siamo parenti né amici, pertanto dammi del lei e del signore"
Mi guarda con gli occhi spalancati, come se all'improvviso mi fossi trasformato in superman. Io continuo alzando anche il dito medio e facendo segno "due" con la mano.
Io: "SECONDO: chi deve andare dal medico suonerà il citofono, e la segretaria dello studio sarà ben lieta di aprire il portone per farli entrare."
Mi guarda ancora, sconvolto. Si gira e guarda la moglie come per cercare un appiglio, quando apro anche il pollice e detto il numero "tre".
Io: "TERZO: sei libero di fare quello che vuoi in casa tua, ma qua siamo in casa mia, e per quanto ti possa suonare difficile da comprendere, in casa mia comando io e non tu. Ergo, il portone VA SEMPRE RICHIUSO. Sono stato sufficientemente chiaro?"
La moglie prende la parola: "Maleducato".
Io: "Bene. Lo studio medico è chiuso e questa non è la sala d'attesa. FUORI!"
Mogi mogi prendono un sacco, raccolgono le pive e li precedo fuori dal portone, che richiudo alle mie spalle lasciandoli ad aspettare fuori, per poter finalmente salire a casa.
Parcheggio la macchina mentre la coppia sta entrando dal portone del palazzo.
Esco dall'auto mentre la coppia è dentro l'androne, quando il marito colto dal famoso lampo di genio(tm) tira indietro il tappeto e blocca il portone aperto.
Passo dal portone lasciato aperto col tappeto, sbuffo un'imprecazione in noneso (e l'ho detto: se impreco in italiano o siculo, ok, ma se impreco in trentino statemi MOOOOOOOOLTO lontani) e tiro via il tappeto lasciando che il portone si richiuda dietro di me, mentre sto per affrontare la breve rampa di scalini che porta all'ascensore.
La moglie si e' seduta sullo scalone laterale, il marito stava per sedersi anche lui (eh, sì: lo studio medico aprirà almeno fra un'ora), ma si ferma e mi guarda con stizza, poi con un tono da padre di famiglia che richiama il figlioletto di cinque anni preso con le mani nella marmellata: "Ma che fai? Il portone lo devi lasciare aperto, che devono entrare i pazienti del medico!"
Alzo lo sguardo e, dopo un secondo, alzo la mano destra con il dito indice ben puntato in alto. Mi sposto verso sinistra parandomigli davanti al naso e guardandolo ben dritto negli occhi, mentre lui sta per riaprire bocca con non dissimile insolenza. Prendo un respiro profondo.
Io: "PRIMO: noi non siamo parenti né amici, pertanto dammi del lei e del signore"
Mi guarda con gli occhi spalancati, come se all'improvviso mi fossi trasformato in superman. Io continuo alzando anche il dito medio e facendo segno "due" con la mano.
Io: "SECONDO: chi deve andare dal medico suonerà il citofono, e la segretaria dello studio sarà ben lieta di aprire il portone per farli entrare."
Mi guarda ancora, sconvolto. Si gira e guarda la moglie come per cercare un appiglio, quando apro anche il pollice e detto il numero "tre".
Io: "TERZO: sei libero di fare quello che vuoi in casa tua, ma qua siamo in casa mia, e per quanto ti possa suonare difficile da comprendere, in casa mia comando io e non tu. Ergo, il portone VA SEMPRE RICHIUSO. Sono stato sufficientemente chiaro?"
La moglie prende la parola: "Maleducato".
Io: "Bene. Lo studio medico è chiuso e questa non è la sala d'attesa. FUORI!"
Mogi mogi prendono un sacco, raccolgono le pive e li precedo fuori dal portone, che richiudo alle mie spalle lasciandoli ad aspettare fuori, per poter finalmente salire a casa.