Siamo io, Francesco Candelari e alcuni amici tutti riuniti a casa sua, e siamo in un futuro relativamente prossimo, dato che secondo lo sviluppo del dialogo (e il fatto che lo so per certo) ho gia' pubblicato oltre al libro attuale i due su cui sto lavorando e che vanno a seguire cronologicamente. E' un tiepido giovedi' pomeriggio d'inizio estate.
FC: "Maledizione, vero: oggi e' giovedi'."
Io: "E c'e' bisogno di imprecare? Perche' domani ancora lavori? Beh, pure io..."
FC: "Che c'entra, non te l'avevo accennato? E' il giorno del mentore!"
Io: "Eh? Ah... Boh, si mi hai detto qualcosa riguardo a questo prete e alle sue dissertazioni filosofiche che portano via intere serate..."
FC: "Si, ed e' logorroico all'inverosimile, e' difficile che qualcuno riesca a tenergli testa e pertanto ormai abbiamo rinunciato e sopportiamo stoicamente..."
Io: "Mah, si vedra' stasera, suvvia, intanto vediamo di capire che cosa non va in questa benedetta adsl..." [Oddioddioddiooooooo! Mo' mi porto il lavoro pure nei sogni? Devo farmi vedere da uno bravo...]
Il tempo scorre durante l'analisi dei problemi dell'adsl di Francesco e ad un certo punto mi sento battere sulla spalla da qualcuno. In casa di Francesco c'e' molta gente che si e' riunita per questo "avvenimento letterario" del giovedi' sera, ma la persona che ha attirato la mia attenzione e' - per l'appunto - il mentore, ossia un distinto giovane di poco prossimo ai quarantanni con una camicia nera interrotta dal colletto con la tipica striscia bianca (ehm, come si chiama questo particolare? Su wikipedia non trovo specifiche informazioni in merito).
Il personaggio si presenta marginalmente [esordisce dandomi del tu: "Ciao Mirko, come va?" ma non mi dice il suo nome e si limita ad annunciare subito dopo, aulicamente e rivolgendosi a tutti "questa sera saro' il vostro mentore (ecco perche' lo chiamano cosi' ndG) e dato che abbiamo un grande scrittore che ha all'attivo ben tre libri, magari ci consentira' di approfondire meglio l'argomento della serata, grazie, grazie, tieni questo che cosi' nel frattempo gli potrai dare un'occhiata visto che sara' l'argomento della serata" e quindi si defila, dopo avermi ficcato in mano un libercolo poco piu' ampio di un foglio A6 ma particolarmente corposo. Mentre ci dirigiamo tutti verso il salotto a prendere posto sui vari divani per poter seguire, piu' rassegnati che interessati, le sue vanagloriose dissertazioni che hanno a dover trattare questo libercolo, che analizzo al volo mentre ci spostiamo: e' un testo di letteratura italiana per le scuole superiori, conta circa 1600 pagine con una scrittura niente affatto fitta e complessa. Dopo aver visionato al volo le ultime pagine prendo posto su una sedia, dietro due persone, e comincio ad alternare l'ascolto dei discorsi del "mentore" con la visione di alcuni stralci tratti a caso nell'epoca italiana di fine 700, nella seconda meta' del libro.
Ma poi resto completamente sconvolto ad ascoltare la dissertazione del mentore! Egli infatti spiega dapprima che questo testo copre un intero quinquennio di scuola superiore ad indirizzo classico (E fin qui, dico, boh: certo un testo del genere che riportato sulle dimensioni di un libro in A4 e con il carattere tipografico dei *miei* libri di letteratura diventa una boiata di meno di 300 pagine, ossia poco meno di quanto era spesso il libro di letteratura italiana solo del terzo anno), e distraendomi un attimo vado a cercare il capitolo su Dante Alighieri, scoprendo con orrore che ci sono dedicate un cinque pagine appena, di cui una che riporta una gigantografia (ehm, diciamo una rimpicciolografia date le dimensioni del tomo) della nota illustrazione del Dore' con Dante che si trova nella selva. Restano quattro pagine, di cui la prima e' interamente dedicata alla sua infanzia e alla famiglia, agli studi ricevuti: praticamente nacque, visse, scrisse qualcosa, mori' (per un libro del genere Vittorio Gassman non si rivolterebbe neppure nella tomba: si porterebbe appresso direttamente gli autori).
Ma poi tornando a sentire il "mentore" mi rendo conto di una cosa paurosa: sta discutendo di questo libro, che dovrebbe coprire l'intero quinquennio di scuola superiore e *lo* *ritiene* *manifestamente* ed *esageratamente* *grosso*!!!
Si fa persino conti matematici: "200 giorni di scuola per cinque anni, fanno 1000 giorni, ci sono oltre 1600 pagine: piu' di una pagina da studiare ogni giorno oltre a dover interrogare, scrivere temi e sviluppare approfondimenti: come dovrebbero fare quei poveri studenti ad imparare qualcosa? Si deve accorciare di molto e ridurre molti argomenti bla bla bla..."
Mi giro intorno e noto che sono tutti quanti quasi in catalessi, perche' il discorso sembra fondato e se non hanno argomenti validi, a detta di Francesco, provocherebbero una lunga ed inutile dissertazione, ma io sono piu' furbo... possibile? Eppure.
Ancora incavolato per la maleducazione con cui a) non si e' presentato (e mi da pure del tu, ma chi sei? Chi ti conosce?) e soprattutto b) si rivolge a tutti come se fosse un sommo vate che fornisce la verita' a noi poveri mortali, improvvisamente brandendo il libro verso di lui mi alzo e intervengo dandogli anch'io del tu, interrompendolo in mezzo ad un conteggio, e senza neppure scusarmi per l'interruzione.
Io: "Ci stai prendendo per il culo, vero?"
Innorridito per la parolaccia si ammutolisce e tenta di fulminarmi con lo sguardo, ma vedendo la mia espressione e il libro che gli punto addosso, e che dopo qualche istante ricomincio a parlare, distoglie lo sguardo.
Io: "Si, io ne sono sicuro: tu ci prendi per il culo. Questo volumetto riportato nelle dimensioni di un normale libro di letteratura italiana in misura A4, come li ho avuti io al liceo, non supererebbe le 350 pagine, diciamo pure 400 a volersela prendere larga: quanto il libro di letteratura italiana che avevo al PRIMO ANNO DI LICEO, e sul quale un approfondimento complesso sui periodi storici nella letteratura seguiva un approfondimento serio sugli autori principali e rappresentativi e una breve infarinatura sugli autori che in quel periodo seguivano la stessa corrente. Secondo te questo testo e' troppo lungo e rischia di diventare troppo dispersivo in un quinquennio di scuola superiore. Bene. Secondo te questo rischia di non far approfondire l'argomento per il tempo che merita, interessante: quindi se questo libro di 1600 pagine per cinque anni non si riesce a seguire [ah, e i ragazzini della scuola elementare che le 850 pagine di Harry Potter se le spippolano in un mese e se lo rileggono anche 10 volte di fila, che sono: delle macchinette? (-: ndG] allora io che mi sono fatto 400 pagine di letteratura in un anno non ho imparato nulla, sono un ignorante. Perche' per fare 400 pagine in un anno, che rapportate a questa robaccia fanno lo studio di questo intero affare in un solo anno scolastico, non abbiamo imparato nulla... Interessante. I nuovi intelligenti sono quelli che devono studiare un quinquennio di letteratura in un libro piu' piccolo di questa boiata, in cui lo spazio dedicato a Dante Alighieri e' cosi' ristretto che se vado di la' e mi apro un documento Word te lo faccio entrare in una paginetta, facendolo con una dimensione leggermente piu' comoda in una e mezza, roba che neanche un tema medio d'esame di maturita' che si prende dalle sei alle otto facciate di un foglio protocollo! E l'ignorante poi sono *IO*! Ma mi pare evidente che ci prendi tutti per il culo!"
Il mentore prova a riprendere le redini del discorso, ma continua ad evitare il mio sguardo: "Ma che c'entra, sono sempre 1600 pagine che..."
Io: "Milleseicento o sedicimila, non si puo' usare la dimensione di un libro come metro per il suo giudizio. Allora i migliori testi del mondo sono gli elenchi del telefono delle piu' grandi citta' mondiali! (Girandomi verso tutti e facendoli ridere) Certo: ci sono forse un po' troppi personaggi per cui alla fine e' complesso riuscire a trovare l'assassino, pero' ne dicono tutti un gran bene! Ma dico, ma ti rendi conto che stai dicendo delle cazzate infernali?"
Il mentore di nuovo cerca di fulminarmi con lo sguardo ma e' il primo a distogliere gli occhi...
Men: "Questi sono discorsi da caserma, non c'e' niente di male a prendere come..."
Io: "Allora non hai capito: non si puo' prendere la dimensione di un testo come metro di giudizio! Allora ti prendo in parola e dico che cinque paginette miserande su Dante Alighieri sono un insulto alla letteratura italiana. Per cui se vuoi continuare a dire castronerie, fai pure: io vado di la in balcone a fumarmi una sigaretta, perche' mi sono stancato.
Men (sforzandosi): "Questi sono discorsi da caserma, non c'e' niente di male..."
Io (allontanandomi in direzione del balcone con una sigaretta in bocca pronta ad essere accesa): "Ti stai arrampicando sugli specchi in una maniera eccezionale."
A questo punto tutti si alzano e cominciano ad applaudirmi mentre io, alzando le mani per ringraziare, esco sul balcone e mi accendo la sigaretta. La gente comincia ad andare via e volano voci che recitano commenti del tipo "Ma roba da matti: ma io non vengo piu' a questi giovedi' letterari, ma tu guarda che fesserie..." mentre il mentore esce sul balcone e rosso come un peperone continua a tentare di ripetere il suo "Questi sono discorsi da caserma, non c'e' niente..."
Io: "(Sorridendo) Hai finito o preferisci che mi metta a cantare con le dita nelle orecchie? Sei un cretino, e nulla piu'..."
[...]